Coperte e pasti caldi per i profughi siriani. Al top la macchina dei soccorsi
Dal gelido clima vissuto in stiva durante una decina di giorni trascorsi in mare all’altrettanto climaticamente rigidissima notte – ma calda d’accoglienza – vissuta nel porto di Corigliano Calabro. Erano in trecentosessanta. Duecentotrentadue uomini, cinquantaquattro donne e settantaquattro minori otto dei quali saranno dati in affidamento dal momento che ai controlli di polizia sono risultati non accompagnati da adulti.(foto: Rosetta Pignataro)
Le loro condizioni di salute sono risultate complessivamente buone.
Si sono così concluse, nelle prime ore della mattinata di ieri, le operazioni di sbarco dei profughi siriani stipati sulla nave mercantile “Ezadeen” soccorsa dalla Guardia costiera nel mare Jonio dopo che l’equipaggio ne aveva abbandonato il comando rimanendo con ogni probabilità sulla nave stessa e confondendosi tra i profughi.
Durante le lunghe operazioni d’attracco alla banchina del porto coriglianese – conclusesi intorno alla mezzanotte tra venerdì e ieri – i migranti, molto infreddoliti ma apparentemente non provatissimi dalla lunga quanto incerta traversata in mare, hanno salutato i tanti presenti davanti alla “loro” nave, tra uomini e donne delle forze dell’ordine, della Protezione civile, della Croce rossa italiana oltre ai cronisti ed ai tanti fotografi che li illuminavano coi flash, ringraziando in modo corale con un «Thanks italiani» ed arrivando finanche a “ricambiare” quegli scatti usando i loro smartphone.
Emozioni d’una notte di cronaca e di solidarietà operativa, che ha visto in testa a tutti gli “angeli del mare” della Guardia costiera della locale Capitaneria di porto, diretta da un comandante Francesco Perrotti visibilmente soddisfatto della riuscitissima operazione di salvataggio in mare e di trasbordo in porto di quei quasi settanta metri di ferro vecchio battente bandiera della Sierra Leone che per anni aveva trasportato soltanto bestiame vivo.
Scesi dalla nave i profughi sono stati sottoposti alle prime visite mediche da parte del personale dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza e subito dopo rifocillati con pasti caldi.
Prima le donne, in particolare alcune in gravidanza, e i bambini alcuni davvero in tenerissima età, poi tutti gli altri.
I profughi, ai quali sono subito state offerte delle coperte calde per coprirsi finalmente dal freddo, erano comunque “equipaggiati” dei loro effetti personali che custodivano in borsoni sportivi, qualcuno di loro era attrezzato pure di “trolley”.
In Siria, il Paese che hanno deciso di lasciare a causa delle cruente guerre politiche di religione, dovevano essere certamente benestanti per essersi riusciti a permettere un “biglietto” di sola andata il cui costo s’aggirerebbe intorno agli ottomila euro.
I loro sguardi e le loro poche parole verso quanti li hanno accolti sono stati carichi di dignità.
Come quelle d’una giovane madre con in braccio il suo bambino ancora in fasce, la quale, dinanzi alle braccia tese con un pacco di pannolini d’una volontaria della Croce Rossa, ha risposto che li aveva nel borsone.
Già in mattinata i profughi, accompagnati da agenti dell’Ufficio immigrazione della Questura di Cosenza, sono stati trasferiti in pullman nei centri d’accoglienza, prevalentemente in quelli del Nord Italia dislocati nelle regioni Toscana e Lombardia.