All’alba di San Silvestro di quarant’anni fa, era il 31 dicembre 1974, si consumava la tragedia di Schiavonea. Dodici pescatori inghiottiti dalla furia del mare perdettero la vita, lì, a pochi metri dalla spiaggia, sotto gli occhi impotenti dei congiunti e dell’intera popolazione del borgo marinaro. Unico superstite di quella tragedia fu Cosimo Marghella, le cui condizioni di salute, purtroppo, da allora non sono state mai buone.
Su quel grave fatto di cronaca che segnò profondamente la comunità di pescatori di Schiavonea, e non solo, riportiamo alcuni brani del libro “Schiavonea” scritto dall’allora consigliere comunale, Giacinto Casciaro, edito nel 1984, anche per cercare di capire, a futura memoria, come in effetti quella tragedia poteva essere evitata se gli sfortunati pescatori avessero potuto disporre anche di un semplice faro per orientarsi in mare. “Il tempo era splendido il giorno prima, quando son partiti, e il mare, tranquillo e bello come non mai, avrebbe assicurato una buona vigilia di capodanno. Il pesce, secondo le usanze locali, si sarebbe venduto ad un buon prezzo in una vigilia delle feste natalizie e ce ne sarebbe stato per tutti. Francesco, Rocco, Nicola, Carlo, Angelo e Cosimo Celi (gli ultimi due rispettivamente di 17 e 15 anni), e Stefano, Luciano, Salvatore, Antonio, Marino e Giuseppe Curatolo (gli ultimi due rispettivamente di 20 a 17 anni) erano partiti come Bastianazzo Malavoglia, col cuore gonfio di speranza, ma intorno alla mezzanotte di quel 30 dicembre accadde l’irreparabile. La paura, la corsa disperata sulla spiaggia dei parenti, degli amici, dei colleghi, di tutti nell’impotente rifiuto della tragedia, mentre la tempesta s’impadroniva ormai del cielo, della terra e del mare. All’alba tutto era compiuto. Man mano che passavano le ore, così come accade in simili casi, la discesa della silenziosa pietà e il rumoroso volteggiare di avvoltoi d’ogni genere. I Celi e i Curatolo erano, purtroppo, partiti senza radio a bordo. A terra non c’era neppure un faro; il buio era totale e poteva, in quella tremenda circostanza atmosferica, essere pure comprensibile. Se ci fosse stato qualcosa di noto che illuminasse da terra si sarebbero potuti salvare: avrebbero capito che avvicinarsi a Schiavonea sarebbe stato pericoloso. Segnalazioni con luci artificiali da terra ? Non ne esistevano perché se ne sconosce il linguaggio. Non esisteva a Schiavonea un qualsiasi rifugio”.
Giacinto De Pasquale