Concordo con quanto riferito dall’amico e compagno di scuola Pinuccio Pellegrino, relativamente agli usi e costumi, praticati all’Acquanova e dintorni. L’elenco, unitamente ai motivi e puntualizzazioni narrati da Pinuccio, contribuisce a fornire una conoscenza dell’ambito urbano. Generalmente la conoscenza ha rappresentato e rappresenta la “guida” per progettare con QUALITÀ le trasformazioni degli spazi.
Non è adeguato percorrere la “strada della bellezza”, da sempre “tirata in ballo” sia per giudicare opere d’arte, musica, teatro… senza conoscere niente, per la consueta maniera di arrogarsi il diritto di giudicare qualsiasi cosa, con il minor sforzo possibile: mi piace, non mi piace (linguaggio tipo facebook).
Purtroppo quanto realizzato all’Acquanova, non evidenzia alcun richiamo o segno che stimoli la nostra memoria, né permette la conservazione dello spazio, offertosi flessibile a vari usi nei secoli, che ha rappresentato l’area di riunione delle persone e l’interspazio di connessione tra diversi quartieri.
In assenza di una conoscenza e riferimenti precisi, ognuno può scegliere, tra le infinite immagini, presenti sul mercato, e ritagliarne il proprio collage, dove è consentito utilizzare come arredo urbano, senza ritegno, anche i vasi da fiori dei balconi, bellissimi e congruenti agli spazi domestici, di PONTE MARGHERITA memoria, senza osservare la pur minima scala (misure e proporzioni) connessa all’ambito progettuale.
Di fronte ad ogni opera, ognuno dirà la sua; anche dalla lettura di una poesia si trarrà un significato, “uno spessore” diverso, come diversa è la conoscenza di chi la legge.
Le responsabilità progettuali non li meritano i politici, in fondo, loro GIUSTIFICANO E SOSTENGONO tutto ciò che viene attuato durante il loro mandato ed ovviamente elargiscono termini e riferimenti non consoni a quanto realizzato: Salotto Buono, Riqualificazione, Rivitalizzazione, Recupero, blà blà blà…
Certo una “tirata d’orecchio” è d’obbligo, per non aver colto qualche “dritta” dalle critiche mosse o, almeno qualche dubbio, su quanto operato, oltretutto elargiti gratuitamente e disinteressatamente anche dallo scrivente, che non si è mai visto rinnegare niente, per non aver mai chiesto niente, sin da quando era capellone!.
Mi rendo conto che è più complesso, di quanto immaginavo, esprimere in poche righe, interventi meritevoli e di qualità, comunque, assunto che ogni cosa nel tempo sarà usata diversamente, evitiamo l’irreparabile, scelte irreversibili, scellerate e scempi da restituire in eredità alle future generazioni, attraverso una seria analisi (seria stà per diversa di come fatta fino ad adesso, visto gli arcinoti doppi interventi e conseguenti esosi costi).
Contrariamente non mancano gli esempi meritevoli, ma questo fa parte della conoscenza, alla pari degli interventi da evitare!
L’amministrazione si è preoccupata di ciò? Ha in dotazione un Ufficio, dove in un angolo, vengono analizzati errori ed orrori? Come mai, solo nella fase del concorso per la fontana, l’A.C. intende fare cenno a “ memorie storiche”, da collocare in un ambito ormai compromesso, oggetto di modifiche in corso d’opera, come i lampioni prima collocati e poi asportati?
Accettare l’orrido con i cambiamenti del costume, lo spopolamento del luogo, le tecnologie (nel caso molto labili) è un errore:ciò non ha nulla a che vedere con i limiti che l’esoso (costo e benefici) progetto ci ha proposto.
Mi piacerebbe fare molti richiami ed esempi, connessi a significati e significanti, mi limito ad un solo accenno.
Se trasformiamo un mobile antico in “angolo bar” con lucette al neon o led, musichetta da carillon e altre diavolerie varie, non possiamo pretendere, nella stessa casa, di trovare un arredo di QUALITÀ ed una buona distribuzione di spazi, grata a pochi.
Arch. Natale Saccoliti