Nella vita conta quelle che fai non quello che sei. Era una delle frasi ricorrenti quanto mi intrattenevo a parlare con l’amico Ettore Cardamone. Personaggio che ha dato tanto a questa città, non solo dal punto di vista delle iniziative di carattere politico, culturale, turistico e sportivo, quanto soprattutto dal punto di vista etico e sociale. Ettore ci ha lasciati, vinto da malanni fisici che ormai lo obbligavano ad una vita abbastanza ritirata ed anche piena di sofferenze, l’altro giorno.
Ma prima di addentrarmi in altri piccoli ma intensi ricordi di Ettore, vorrei tracciare per sommi capi la sua figura. Nato a Corigliano 81 anni fa era sposato con Adelina Romeo, da cui ha avuto due figlie. Maestro elementare, partecipa attivamente alla politica cittadina, nell’allora M.S.I., venendo eletto consigliere comunale per ben tre volte di seguito: nel 1967 a 34 anni, nel 1972 e nel 1975. Ma oltre a ricoprire questo incarico, Ettore Cardamone ha ricoperto anche incarichi di responsabilità all’interno di quella formazione politica. Giornalista pubblicista, collabora a periodici regionali e nazionali e dirige le testate locali “La Freccia” nel 1966, la Voce di Corigliano nel 1981 e Promoidea nel 1993. Ha scritto anche dei libri tra i quali nel 1975 Confidenze, divagazioni satiriche, insieme a versi umoristici e strali politici lanciati nell’omonima rubrica del periodico “La Freccia” tra il 1971 e il 1975. Questo è stato in estrema sintesi Ettore Cardamone, ma tanto ancora si dovrebbe dire su di lui. Ho avuto la fortuna di incontrare Ettore verso la metà degli anni 70 e con lui ho condiviso l’amore e la passione verso due direttrici: il giornalismo ed il calcio. Amori e passioni condivise da Ettore, il quale notando il mio entusiasmo decise di creare il settimanale di informazione sportivo “La Freccia Sport” il cui primo numero uscì nelle edicole il 10 ottobre 1977. Era un nobile tentativo di riprendere quella vecchia tradizione del settimanale sportivo che un decennio prima aveva fatto registrare il successo ed il consenso tra i coriglianesi di “Biancoazzurri” e “Rapido Sport”. Ettore guidava un manipolo di giovani volenterosi, infatti insieme a me c’erano gli amici Enzo Polino e Antonio Felicetti oggi apprezzati avvocati. Ed è stato in quei frangenti che ho avuto modo di cogliere la cultura, la passione, l’altruismo di Ettore. Un personaggio dalla cultura fine, il quale ben difficilmente si lasciava cogliere impreparato sui vari argomenti di discussione che affrontavamo. Ettore era si Maestro elementare, però non è mai salito sul piedistallo, non ha mai dato adito a comportamenti da saccente. Era fortemente legato al mondo del giornalismo, quel giornalismo puro, fatto di notizie asciutte, pulite, vere “perché – diceva – il giornalista deve avere innanzitutto rispetto per il lettore”. Era un uomo dalla vena sarcastica fine, un personaggio che molto difficilmente finiva con l’essere volgare. Ma accanto alla passione e l’amore per il giornalismo, Ettore amava profondamente questa nostra città di Corigliano, ed era per questo che soffriva profondamente nel momento in cui ne doveva descrivere gli aspetti negativi. Era un uomo a cui piaceva tanto parlare ed anche in maniera alquanto forbita, ed ecco che nel momento in cui la malattia gli impedì l’uso della parola, riuscendo a farsi capire comunque, lui ricevette il colpo di grazia. Spesse volte quando ci incontravamo nel passato non proprio recente, nel mentre cercava di farsi capire scoppiava in lacrime, perché si rendeva conto che tu gli dicevi di aver capito ma così non era. Ecco perché oggi lo voglio ricordare, perché Corigliano ha avuto figli degni come Ettore Cardamone, i quali si sono spesi tantissimo per la sua crescita sociale, culturale ed economica però questa città, come spesso avviene, inghiottisce tutto, dimentica tutto, non riuscendo a capire che i messaggi lanciati da questi figli meriterebbero, perlomeno, ascolto. Con Ettore Cardamone va via un altro pezzo di storia di quella Corigliano che fino agli inizi degli anni ’80 era ancora in grado di rivestire quel ruolo di centro nevralgico e propulsivo dell’intera Piana di Sibari. Sono trascorsi oltre trent’anni ma per il degrado socio-economico-culturale in cui si trova oggi relegata la nostra Città sembrano essere trascorsi secoli. Ho voluto ricordare l’amico Ettore anche e soprattutto perché i giovani devono sapere che in questa città è vissuto un insegnante, un giornalista, un uomo di cultura, un padre di famiglia vero, leale e generoso.
Giacinto De Pasquale