“Mi ci romperò la testa” dice, alla fine de “Il giorno della civetta”, il capitano Bellodi. Le sue indagini sugli intrecci tra mafia e politica sono state appena insabbiate, il sistema ha vinto ancora una volta e sembra impossibile da scardinare. Eppure, più forte della rassegnazione, prevale in lui la voglia di continuare a lottare.
Oggi mi sento come il capitano Bellodi. Abbiamo fatto i nostri errori, siamo esseri umani, ma avevamo buone intenzioni. Quando quasi 2 calabresi su 3 disertano le urne, arrivando a pensare che votare per noi piuttosto che per Gentile, Trematerra, Belcastro o Graziano non faccia alcuna differenza, significa che gli stessi partiti che oggi cantano vittoria sono riusciti a rubare alla gente persino la speranza. Ovviamente la colpa è anche nostra, evidentemente non siamo stati abbastanza bravi da riuscire a restituirgliela.
Ma non ci fermeremo qui. Siamo ancora in tanti ad averla conservata questa speranza, e non saremo così sciocchi da perderla e da perderci.
Mi ci romperò la testa, potete giurarci.
A livello personale, ringrazio quei 1.001 calabresi che domenica sono usciti di casa e si sono recati al seggio per votarmi, anche se non ho tappezzato i muri di manifesti; anche se non ho noleggiato vele con la mia gigantografia; anche se non ho aperto fantomatici comitati elettorali; anche se non ve l’ho chiesto e non ho segnato in che sezione votate; anche se non sono venuto a prendervi a casa per portarvi a votare; anche se non vi ho regalato sorrisi a 360 denti davanti all’ingresso del seggio; anche se non vi ho invitato a prendere aperitivi; anche se non vi ho promesso di sistemarvi un figlio; anche se non vi conosco tutti. Siete tantissimi e non me l’aspettavo. GRAZIE!
Francesco Forciniti.