Mi chiede un amico cosa io pensi del numero e della qualità delle odierne pubblicazioni. Rispondo così. Si pubblicano tanti e buoni libri. In alcuni trovi una informazione, in altri un momento di piacere, in altri ancora una parola di consolazione. E, però, ve n’è anche qualcuno con nulla dentro, né sostanza né forma.
E se è vero che c’è libertà di stampa, questa dovrebbe pur sempre poggiare sulla conoscenza dei generi e sulla misura. Dunque, a mo’ d’esempio, chi scrive di storia, dovrebbe saper qualcosa sulla ricerca e sull’uso delle fonti, chi scrive di poesia non dovrebbe ignorare che essa è ben diversa dalla prosa, chi scrive di dialetto, dovrebbe sempre avere, a portata di mano, un buon manuale, che attesti il cammino dei linguaggi. Quantunque io mi sforzi, non riesco ad immaginare un Giorgio Spini, che non conosca le guerre mondiali, un Ugo Foscolo, che non possieda la metrica, un Giacomo Devoto, che confonda vocali e consonanti. Di più non so dirti.