Premetto che non ho mai sopportato gli autori locali. Non se ne salva uno. Scrivono male, in un cattivo italiano, raccontano cose banali, lacrimevoli, e soprattutto pensano di essere l’ombelico del mondo, da cui traggono le loro storie: insignificanti. Così, quando ne incontro uno che si salva, perché scintillante e senza pretese, non banale, simpatico, che non si dà arie e non ti annoia,
piuttosto che recensirlo e fargli montare la testa, magari blandendolo alla maniera del solito intellettuale di paese, che credendosi un redivivo Harold Bloom pensa di aver scovato il nuovo James Joyce, preferisco dargli dei consigli utili per farlo star bene al mondo, e non farlo scivolare nella palude del dimenticatoio e di quei luoghi comuni in cui di solito si perdono questi personaggi provinciali. Una sabbia mobile di domande, mediocrità e bassezze da cui è difficile uscire vivi.
LEGGI TUTTO