E’ chiaro che non ci aspettavamo i dati del “Piano esiti” diffusi al Ministero della salute per avere contezza su quello che è lo “stato di salute” della sanità in Calabria e nella piana di Sibari. Dati a parte riteniamo che sia sotto gli occhi di tutti i problemi e le deficienze che con cadenza quasi quotidiana vengono segnalati dagli organi di stampa un po’ in tutti gli ospedali calabresi,
nonostante il piano di rientro voluto dall’ex giunta Scopelliti, che ha visto la riduzione dei costi, ma accanto a ciò, purtroppo, ha visto anche un peggioramento delle prestazioni nei confronti di una utenza sempre più costretta a fare ricorso alla emigrazione sanitaria oltre che rivolgersi a strutture private. Il “Piano esiti”, è giusto chiarire ciò, valuta le performance delle strutture sanitarie, misurate attraverso la statistica. E quali sono i criteri di valutazione che vengono usati? Efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito dell’esercizio sanitario. I direttori generali, fanno sapere dal ministero, devono adeguarsi agli standard, non è un optional. Il rispetto degli indicatori deve essere un dovere per le Amministrazioni. In alcuni casi il ministero ha avuto problemi di ricezione dei dati, e questo è inaccettabile, come le differenze che emergono tra le regioni. Il Piano Esiti è un progetto sviluppato dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali per conto del Ministero della Salute, e fornisce a livello nazionale valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario. L’edizione 2014 presenta numerose novità, in particolare una sezione “strumenti per audit” in cui si segnalano le strutture che hanno valori estremi di alcuni indicatori, per le quali è necessario attivare processi di audit sulla qualità dei dati. La Calabria, come si poteva immaginare, è in fondo alla classica ed anche Corigliano porta a casa un record negativo. Le regioni peggiori sono la Campania, seguita da Calabria, Abruzzo e Lazio. Per quanto riguarda l’ospedale di Corigliano “Tra i casi più eclatanti – leggiamo sul sito quotidianosanita.it – quello del Presidio Ospedaliero di Corigliano Calabro, dove appena l’1,2% dei pazienti con frattura di femore ha la possibilità di essere operato entro le 48 ore (è la seconda peggiore struttura di tutta Italia)”.
Giacinto De Pasquale