E ra marosca! E’ stata questa l’espressione pronunciata dopo aver visto i lavori che si stanno svolgendo in piazza Acqua Nova.
Pur consci di non meravigliarsi – visto quanto realizzato in vari ambiti, oltre all’esiguo “tessuto culturale” presente in ambito locale, che difficilmente si occupa di argomenti che vanno altre all’antagonismo partitico – non ho potuto sottrarmi a manifestare con passione ciò che fa “rivoltare l’intestino”.
L’intervento in esecuzione lo ritengo avulso al luogo, che contrariamente potrebbe essere accolto in svariati ambiti, tipici alle periferie urbane, utile a fornire la consueta delimitazione tra viabilità carrabile e sosta pedonale con il contorno di qualche connotato geometrico o “bizzarrie” per fornire un po’ di frivolezza alle desolazioni dei quartieri presenti in svariate realtà urbane.
Fornire segni o attenzioni alla sola, tanta acclamata viabilità, ed a discutibili schemi geometrici, consente sì di soddisfare l’elementare suddivisione tra macchine e pedoni ma evade l’attenzione verso ciò che caratterizza le vocazioni degli spazi urbani.
La Piazza ha la conformazione che si ritrova, non per una preordinata geometria razionalista, sviluppata con PC, ma per essere connessa a precise quote di livello, a relazioni con strade che dalla stessa salgono o scendono o sono in quota con la medesima, con storiche determinazioni di confini di proprietà e ad elementi che appartengono alla storia del luogo in genere.
Piazza del Popolo era una PIAZZA, ossia un luogo delimitato da edifici che ne definivano uno spazio ed una superficie unitaria, su cui convergevano varie strade percorse costantemente da mezzi e persone che l’alimentavano e la caratterizzavano costantemente in relazioni sociali, comizi, manifestazioni, oltre ad interscambi vari, commerciali, …
L’unità e la disponibilità dell’intera superficie permetteva di accogliere attività polifunzionali e consentiva anche una viabilità, compreso la percorribilità e inversione di marcia a automezzi ingombranti, oltre ad accogliere eventuali veicoli, utili per la protezione civile o di soccorso in genere.
L’intervento farà felici “la categoria dei signori tifosi delle automobili” che preferiscono disporre di delimitazione della carreggiata, con superfici carrabili chiare, differenziate anche in quota dalle superfici, destinate ai pedoni, ma, spero, non a quella parte della comunità che è sensibile alla perdita del richiamo alla memoria storica.
Altri saranno contenti per il cammino intrapreso verso i connotati “eleganti” e tipici delle realtà a cui ispirarsi, basato su componenti e materiali considerati meritevoli di contenuti e “bellezza storica”, quali pietre, mattoncini … ormai diventati paranoici nelle nostre zone, a vantaggio di qualche rappresentante/rivenditore di materiali, elevatesi ad esperto di stili e storia d’arte.
Se la memoria non è corta non è difficile ricordare interventi nei quali sono stati utilizzati materiali e componenti i cui risultati hanno imposto revisione, abbandoni, ricostruzioni, con esose sperpero di risorse, il tutto a spesa dei cittadini, ovviamente unitamente alla vergogna, per chi ancora è sensibile a questo sentimento.