Il Palazzo resta barricato nel suo silenzio, la politica viene tenuta lontano dai cittadini (che paradosso, questo!), le istituzioni e gli amministratori chiudono il chiavistello, fanno un altro giro alla “mandata”, arroccandosi nella fortezza del potere. Ammesso che così sia veramente. Poiché chi recide il rapporto con gli amministrati, chi tiene lontano i propri cittadini dal luogo sacrale delle decisioni, così come sta facendo questa compagine politica che regge le sorti della città, il potere l’ha già perso.
O meglio gli rimane solo il vacuo e vuoto simbolo del potere, il pennacchio e lo stesso Palazzo come luogo per riverberare la propria autoreferenzialità.
Infatti un altro consiglio comunale è andato in scena quasi alla chetichella, tenendo ancora una volta le telecamere fuori dalla porta, quasi che il luogo del consiglio comunale fosse un luogo privato, proprio, da custodire e da preservare da possibili occhi indiscreti dei cittadini.
Anche l’ultima assemblea del civico consesso cittadino si è svolta in perfetta sintonia con la precedente e quella prima ancora, ovvero con l’assenza totale di pubblico, di cittadini, alla stregua di quanto il nostro primo cittadino ci ha abituati sin dal suo esordio e cioè di amministrare in proprio, senza che qualche soggetto esterno, il popolo, potesse interferire nelle decisioni.
Ma il bello è che non soltanto non si può interferire, poiché il Sindaco, la Giunta e la Maggioranza consiliare soffoca sul nascere qualsiasi spiraglio che si apre al dialogo, al confronto, quanto si agisce in nome e per conto dei propri cittadini senza che questi possono nemmanco partecipare, in alcun modo, al processo decisionale.
Siamo alle solite: della serie non disturbate il manovratore!
I cittadini devono sottostare e subire passivamente, giusto o sbagliato qualsiasi decisione che viene presa nel palazzo. Punto. Il resto sono soltanto dettagli. Ma intanto, ancora una volta, i lavori del consiglio comunali si sono svolti in perfetta solitudine, ops… isolazionismo, non permettendo alle telecamere la ripresa degli stessi.
Peccato che poi gli stessi amministratori parlano di partecipazione civile alla vita pubblica salvo, poi, nei fatti, agire e operare in maniera differente e in direzione opposta a tale richiesta.