Il 10 ottobre protesteremo con gli studenti contro le proposte di legge varate dal governo Renzi in materia scolastica. La “Buona Scuola”, lungi dall’essere una soluzione definitiva dei problemi legati all’istruzione, è l’ultimo atto del processo di smantellamento della scuola pubblica iniziato tanti anni fa, portato avanti indistintamente dai governi di centro-destra e centro-sinistra, diretto dai settori economici e finanziari dell’Unione Europea.
Questo provvedimento, se andasse in porto, rappresenterebbe la definitiva capitolazione del diritto allo studio davanti alle logiche di mercato, dove tutto (a partire dai finanziamenti fino alle retribuzioni degli insegnanti) sarebbe regolato dalla competizione. Iniziamo col dire che la “Buona Scuola” non si interessa lontanamente a qualsiasi argomento che più o meno riguardi la tutela del diritto allo studio. Nessun accenno al caro libri in crescita, ai contributi scolastici che sono sempre più cari e che le famiglie pagano di tasca propria per sopperire ai tagli dei fondi ministeriali, all’aumento del costo dei trasporti e alla selezione di classe dell’indirizzo di studi. In perfetta continuità con i suoi predecessori, il Governo Renzi non ha nessun interesse a far si che l’accesso all’istruzione sia garantito gratuitamente a tutte le fasce della popolazione. Si tratta in sostanza di far sopperire la mancanza dei finanziamenti da parte del Ministero, che sarebbero inviati solo alle scuole che raggiungono un punteggio alto per il Servizio Nazionale di Valutazione, mettendole di fatto in competizione tra loro o con quelli che dovrebbero erogare dei privati o delle aziende in cambio, ad esempio, della manodopera studentesca (a questo serve il piano sull’alternanza scuola-lavoro). Molte delle proposte formulate nella “Buona Scuola” circolavano già da anni. Lo slogan del “merito” apparteneva alla Gelmini che proprio nei giorni scorsi ha quasi rivendicato al paternità di questa riforma. L’aziendalizzazione e la privatizzazione delle scuole previste dall’attuale progetto di riforma non sono differenti da quello che prevedeva il famigerato “ddl” Aprea. Tutto questo è a dimostrazione di come i governi che si susseguono nel nostro paese sugano ormai le medesime direttrici, imposte dall’alto e provenienti dalle stanze della Commissione Europea. Il ruolo di quest’ultima è centrale; la retorica dell’aumentare la competitività della scuola esprime, infatti, le richieste delle grandi imprese europee che hanno tutto l’interesse a reclutare manodopera qualificata anche nel nostro paese, facendo leva sulla disoccupazione per poi livellare i salari a ribasso. Siamo convinti che la buona scuola, quella vera, si possa costruire soltanto rifiutando le regole di questo sistema che ha come unico obbiettivo di incanalare ogni aspetto della vita, come il diritto allo studio, all’interno di logiche profittabili. Non ci resta quindi che organizzare la nostra lotta e per questo motivo il 10 c.m. faremo un corteo che partirà dalle ore 09:00 dal piazzale davanti il liceo scientifico per far sentire il “NO” degli studenti davanti a questa scuola sempre più di classe e per pochi.