Caro Geraci la tua candidatura per la Provincia non ha suscitato nessun entusiasmo, praticamente non hai nessun sostegno politico: che figuraccia… ritira la tua candidatura e (considerato che hai altre mire…) dai le tue dimissioni da Sindaco
Geraci doveva essere, nell’immaginario collettivo e non solo della risicata maggioranza che l’ha effettivamente votato, il Sindaco della svolta o, meglio ancora, l’amministratore che avrebbe riportato la Citta’ agli antichi splendori, nella giusta careggiata per risalire la china della civiltà, in quel nuovo/vecchio orizzonte dove ‘tutto’ viene fatto, con attenzione e amore, in rispetto e in ottemperanza del buon senso e della Comunità amministrata.
Purtroppo è da 15 mesi che in questa Citta’ si continua ad assistere alla peggiore politica amministrativa ( e non solo questa) di tutti i tempi. Altro che rinascita di Corigliano, altro che l’esperienza come faro amministrativo della Citta’, altro che un nuovo percorso virtuoso da “regalare” alla Citta’! Anzi, tutto il contrario.
In citta vige la coerenza dell’incoerenza amministrativa e politica. Si dice una cosa giusta col solo scopo di coprirne altre dieci “cattive” che nel frattempo, in contemporanea, vengono praticate e fatte. Tutto nel cinismo più assoluto, tutto come se niente fosse, tutto come se fosse nella normalità delle cose farlo.
Corigliano dopo la sciagura subita, patita, incassata grazie a “certi” personaggi politici – e mi riferisco sia al danno spirituale, cioè dello scioglimento e il relativo commissariamento del Comune per infiltrazioni mafiose e sia al danno materiale, cioè all’indebitamento dello stesso Ente, questo avvenuto negli anni e proprio a partire (dal 1993), guarda caso sempre con la ‘guida’ politica di centrodestra ovvero del sindaco Geraci – meritava un ‘agire’ politico amministrativo responsabile e intelligente, dinamico e ponderato, lungimirante ed operoso e, invece, niente si vive e i giorni passano restando ancorati alla ‘chiacchiera’.
Cioè la città non soltanto non progredisce e non avanza nella scala del valore e secondo quei parametri che indicano la qualità della vita, ma regredisce e si deprezza: tutto va sempre peggio di sempre e del giorno prima. Non ci sono idee. Non viene indicata una prospettiva da raggiungere e da fare propria. L’unica cosa che abbondano sono i sorrisi, le pacche sulle spalle, la battutina in dialetto. Questo nelle occasioni ‘private’. Nelle occasioni pubbliche invece assistiamo ai toni forti e allarmistici, del tipo: Il comune è sul lastrico; le casse comunali sono vuote. O, ancora: dopo di me “c’è solo la finanza!”. Intanto tutto rimane nel limbo… del silenzio e dell’inettitudine, con il risultato che la verità, quella dei fatti e delle responsabilità continua a restare nascosta, celata, occultata, mascherata dietro il falso buonismo, dietro a quelle dichiarazioni di principio condivisibili da tutti.
Nel frattempo, mentre si dicono queste cose, la Città rimane in balia del proprio destino. Anzi non solo questo, quanto viene depauperata ancora e più di sempre. Infatti si continua a fare clientelismo: si stipulano contratti senza alcuna (vera) “selezione”; si affidano studi e consulenze tecniche senza alcun criterio di chiarezza amministrativa, ecc. ecc. ecc.
Contestualmente a tutto questo il nostro Sindaco, inoltre, eletto da circa 15 mesi, pensa già altrove (e sempre di meno alla propria Comunità) e cioè a qualche altra postazione di potere da raggiungere, candidandosi alla Presidenza della Provincia (candidatura, che non avendo riscontrato nessun consenso eccetto quello del condannato e allontanato dai Pubblici uffici che risponde al nome dell’ex Governatore della Calabria Scopelliti, sarà costretto a ritirare) .
E allora il nostro, quello di questa Città, è un destino avverso che rende tutto sempre più brutto e difficile non soltanto da vivere ma anche solo da accettare: siamo stufi di gente, sindaci e amministratori che, prima, durante la campagna elettorale, sembra avere il miele in bocca poi, dopo, ottenuti i voti passate la campagna elettorale, vede quel ‘ruolo’ solo come un pennacchio da detenere e uno strumento da utilizzare per la propria carriera (politica), calpestando (ancora una volta), difatti, la dignità di questa sfortunata Comunità.