Trivellazioni e gasdotti, rifiuti e siderurgia. Sono mesi che tutta la fascia jonica, dalla Puglia alla Calabria, discute in merito alla decisione del Governo di procedere al rilascio delle autorizzazioni per effettuare trivellazioni in mare alla ricerca di petrolio ed altri idrocarburi. Contemporaneamente abbiamo visto come importanti oasi naturalistiche, coste incontaminate, da San Foca nel Salento alla secca di Amendolara, potrebbero essere destinatari di interventi che ne cancellerebbero per sempre la vocazione turistica ed ambientale.
Le prese di posizioni dei sindaci, delle amministrazioni locali(eletti in maniera democratica dai cittadini) e delle associazioni sono state tutte incentrate sul rifiuto di tali interventi. La risposta del Governo,(che appare opportuno sottolineare è guidato da un “non eletto” )è stato un perentorio rifiuto di dialogo. L’ennesimo atto di questa prepotenza si è vissuto ieri all’apertura della Fiera del Levante. Oltre 40 sindaci del Salento(eletti) si sono recati all’incontro con il Presidente del Consiglio(non eletto) per portare le ragioni di una terra intera. Lo stesso Presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, ha ribadito il no dell’ente Regione al progetto del gasdotto TAP e alle trivellazioni in mare. La risposta è stata che gli interventi si faranno e che, al limite, propongano i sondaci un approdo alternativo al gasdotto TAP. Si potrebbe tranquillamente ribattere che, avendo privatizzato nei fatti il settore energetico, non è compito dello Stato agevolare chi a quei territori non porta nulla ma, al contrario, sottrae risorse enormi in termine di sviluppo compatibile e ricchezza nel turismo. Si potrebbe ribattere che abbiamo il devastante impatto dell’ILVA e della zona industriale di Crotone a testimoniare il fallimento di un certo tipo d’insediamento industriale nel meridione d’Italia.C’è una precipitazione irreversibile in modelli di “sviluppo”da prima rivoluzione industriale (anche nei salari)che stride con ogni sorta di buon senso,oltre che denotare una fastidiosa allergia alla democrazia dei territori.
Dal Ponte sullo Stretto alla TAV, dalla gestione dei rifiuti alle trivellazioni, esistono una serie di grandi opere che, nel rapporto tra vantaggi e costi ambientali, ha un deficit notevole e che, soprattutto, vorrebbero essere imposte d’imperio alle popolazioni che le subiscono. La TAV è l’esempio più famoso/famigerato: un opera dai vantaggi minimi in termine di tempi ed in termini di “portata” che avrebbe devastato la vita dell’intera Val di Susa. Tutto fatto contro ogni parere di chi, in Val di Susa, vive.
Oggi, la stessa cosa, avviene tra Calabria e Puglia: pesca, turismo e agricoltura, vere risorse che sostengono un area vastissima, sarebbero spazzate via per tutelare gli interessi delle multinazionali del petrolio e degli idrocarburi. Di contro si risponde che esiste l’esigenza di sopperire al fabbisogno energetico del Paese… Il problema è che, in primo luogo, le royalites sulle estrazioni sono miserevoli, poi, visto che le multinazionali sono straniere, dubitiamo che verrebbe “tutelato l’interesse nazionale”. E’ l’esempio viene proprio da quello che è accaduto nella Basilicata: trivellazioni che hanno portato occupazione minima e stravolgimento naturale dei siti in cui vengono effettuate. Se poi l’obiettivo del Governo è quello di trasformare il meridione in una sorta di Emirato Arabo in cui si arricchiscono pochi sceicchi mentre il resto è in stato di servitù…beh questa è un’altra storia.Sarebbe opportuno che anche in Calabria, così come è accaduto ieri in Puglia, vi fosse una levata di scudi su questa situazione. Purtroppo paragonando i dati economici della Puglia, che ricordiamo 10 anni fa era in condizioni economiche peggiori di quelle calabresi, con i nostri si capisce come si siano percorse strade diverse. Ci auguriamo che il prossimo consiglio regionale calabrese sia in grado di prestare attenzione forte a queste questioni. Che sia in grado di non cadere sotto il giogo delle multinazionali che vedono il Sud come l’ultima frontiera da depredare . Speriamo che si comprenda come ogni singolo pezzo di terra, ogni albero, ogni tratto di spiaggia sia una ricchezza da proteggere perché non è di nostra proprietà ma è solo “in prestito e andrà passata alle future generazioni”. A noi tocca tutelarne la continuità.
Angelo Broccolo Assemblea nazionale SEL