Non vi è solo politica, polemica, attualità. V’è, prima di tutto, la Vita. Quella fatta di emozioni, di gioie e di dolori, di affetti familiari, amori autentici, amicizie sincere. Ecco perché questa modesta rubrica è oggi dedicata non ai consueti misfatti e alle note problematiche locali, bensì ad una storia d’umanità che si vuole condividere con altri e, se possibile, diffondere.
Ho la fortuna di conoscere un ragazzo colto, umile, intelligente, buono, e chi più ne più ne metta. Ma non è questo il punto.
Piuttosto, si vuol porre l’accento sulla sua capacità di essere figlio, sempre presente e laborioso.
Qualche tempo fa mi son trovato in compagnia di questo amico e del suo papà, dalle cagionevoli condizioni di salute. Nei pochi istanti che rimasi solo con questo genitore, grande lavoratore e straordinario padre di famiglia, colsi l’occasione per dire lui: “Siete davvero fortunato ad avere un figlio così, un figlio d’oro”. E il papà, per tutta risposta, esclamò candidamente: “Lo so, lo so. Se sono ancora vivo lo devo a lui, lo devo solo a lui”.
Queste parole, semplici nella forma ma profonde nel significato, mi scossero e mi indussero a riflettere ulteriormente sulla caducità dell’esistenza umana e sui valori, quelli veri e autentici, che albergano nei cuori dei singoli, nei nuclei familiari, nelle case. Qualcuno potrà dire che è dovere del figlio assistere un padre, nulla più e nulla meno. Certo. Ma dinnanzi a tante tragedie, al cospetto di numerose situazioni vicine e lontane, nelle quali di ovvio non c’è più nulla, il piacevole stupore è dato anche da scene di vita quotidiana come queste.
Dunque, per chi scrive, l’impegno e la dedizione di quel figlio sono un esempio, una lezione di vita, una pagina da custodire gelosamente e dalla quale trarre preziosi insegnamenti.
GIORDANO BRUNO