Molte assunzioni, tanti incarichi… ma tutti “effettuati” con la “chiamata diretta”
Il lavoro nobilita l’uomo. Ma anche i gesti che uno compie, le condotte che porta avanti nel corso del proprio tempo esistenziale sono importanti. La dignità di una persona, infatti, si afferma sia attraverso il lavoro sia attraverso i comportamenti che la contraddistinguono nel suo essere tale. Questo è un dato di fatto, anzi potremmo definirlo come un vero assunto che trova la sua validità nelle cose, nella vita. Ma qui, da noi, tra la “crisi” che imperversa, tra mille difficoltà che hanno radici storiche e sociali proprie della Calabria e del Mezzogiorno d’Italia, il lavoro manca.
Ma in questo “luogo” vorrei soffermarmi su come le nostre Istituzioni “comunali” trattano l’uno e gli altri, e cioè la questione sociale che gravita sempre attorno al disagio del lavoro che manca, o degli appuntamenti mancati dalla politica, o delle strumentalizzazioni compiute dai politici a danno dei disoccupati o in generale dei cittadini che sia aspettano risposte certe e atti concreti.
Tuttavia non occorre generalizzare ma occorre puntualizzare se veramente si vuole identificare e configurare il “problema” nella sua vera natura, che ha a che fare sempre con la civiltà, sociale e individuale, qualcosa che comunque trascende l’interesse privato e si impone come questione pubblica e quindi istituzionale, e scendere nelle questioni peculiari, nelle storie degli eventi e dei fatti che hanno sempre una storia a se stante, propria.
Altrimenti si avrebbe gioco facile a dire la “colpa” è del Governo che non pone in essere delle politiche fiscali-economiche-finanziarie-sociali in grado di attivare quelle dinamiche in grado di rimettere in moto l’economia italiana. Infatti il Pil continua a scendere ma il Governo continua a occuparsi della riforma del Senato (che più che riformarlo lo de-forma). Si avrebbe gioco facile anche nel dire la “colpa” e dell’Europa che unità nella moneta (Euro) ma non ha una politica collegiale (tra i vari paesi che la costituiscono) su niente. Potremmo dire che la colpa è della Regione Calabria (intesa come amministrazione) che non ha saputo collocarsi nella giusta “dimensione” governativa, intercettando i bisogni (infrastrutturali e sociali) della Calabria e dei calabresi e predisporre quelle iniziative in grado di ri-organizzare la Regione nei suoi vari ambiti territoriali e amministrativi.
Da questo punto di vista, dobbiamo dire che ci è andata proprio male poiché il Governatore uscente Giuseppe Scopelliti, eletto con il 70% del consenso che i calabresi gli avevano attribuito alle ultime elezioni regionali, è stato condannato a 6 anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici, e cioè in sostanza ha ricevuto il fatidico cartellino rosso lo stesso che nel gioco del calcio decreta l’espulsione dal campo. E allora non generalizziamo, restiamo in casa nostra (si fa per dire), a Corigliano.
Innanzitutto dovremmo rilevare che fino adesso le nostre Istituzioni comunali hanno proceduto, nel corso del proprio mandato, a effettuare molte ‘assunzioni’ quali impiegati, operai e dirigenti, niente di male se non fosse che sono stati tutti “arruolati” senza concorso e cioè a “chiamata diretta”. Precisiamo che questo la legge lo prevede, però consentite di “osservare” che non tutto che ciò che la legge permette è giusto. Sicuramente non è giusto per tutte quelle regole non scritte, ma comunque importanti forse più di quelle scritte, che tutte le Amministrazioni rispettabili fanno proprie e ci si riferisce con questo a quelle leggi etiche che impongono un altro modo di fare e di agire (politico) rispetto a quanto ha inteso, invece, fare il Sindaco Geraci. Addirittura il nostro Primo cittadino ha “firmato” (in più di un caso) contratti a persone già collocate in pensione, ignorando di fatti giovani e disoccupati.
Per non parlare poi delle consulenze esterne date ai soliti noti. Per non parlare poi degli incarichi legali, anche questi assegnati con la chiamata diretta. Per carità – ripeto – tutto legittimo sul piano delle ‘norme’, ma come abbiamo già detto inopportune per quel senso etico deve essere sempre rispettato e privilegiato su tutto.
Ma poi dovremmo parlare anche dei lavoratori in deroga e cioè tutti quei disoccupati che avendo perso il lavoro usufruiscono di un “contributo” regionale e una quota finanziaria anche comunale vengono collocati a “lavorare” per le dipendenze comunali. Nel nostro Comune sono circa 100 le persone (lavoratori cc.dd. ex Lsu) che per sei mesi hanno lavorato per conto suo.
L’Assessore al Personale del nostro Comune è il vicesindaco Francesco Oranges. Il quale Assessore ha tenuto anche molti incontri sia con i 100 lavoratori sia con le sigle sindacali presenti sul territorio e che li rappresentano, mostrandosi sempre disponibile ad ascoltarli e dichiarando sempre la propria volontà di attivarsi per favorirli e venire così a capo di questa incresciosa problematica che riguarda diverse e tante famiglie coriglianesi.
Ma come sempre più spesso accade – in generale – i politici vivono queste ‘situazioni’ con un certo distacco o, ancora peggio, guardando e gestendo la tale situazione nell’ottica di un possibile “consenso” da trarre nel momento elettorale.
In tutta questa situazione, tuttavia, il fatto che emerge prepotentemente è che i lavoratori sono stati sottoposti da diverse settimane a vivere una situazione incresciosa e di completa incertezza. E questo anche perché l’Assessore comunale al Personale nonché vicesindaco della Citta’ non riesce, in merito di questa speciosa problematica, a dare risposte chiare ed esaustive volte a definire una volta per tutta la questione.
Ovviamente la risoluzione di questa problematica non dipende direttamente da questi. Però è anche vero che in tutti quegli incontri tenutesi al Comune con i lavoratori, egli si è fatto portavoce oltre che di buoni propositi amministrativi improntati a un certo ottimismo, a lasciato intendere che a breve la regione Calabria avrebbe emesso un nuovo bando, per rinnovare il loro contratto di lavoro presso l’ente comune. Ma ad oggi tutto tace, molti referenti istituzionali, comunali, sulla questione non rispondono più. Per non parlare del sindaco poi, che si nega ad ogni richiesta di confronto con gli stessi.
E quindi in tutta spinosa questione, sintomo di una piaga sociale, com’è la questione-lavoro che in questo territorio è sempre più sanguinante, si pone il problema della chiarezza: si esige l’impegno concreto del Sindaco e del suo vice in qualità di Assessore al Personale, occorrono gli atti concreti oltre che atteggiamenti istituzionali seri e rispettosi e della dignità di questi lavoratori e della verità.
Un rappresentante istituzionale deve impegnarsi a risolvere le problematiche che si pongono come correnti e in agenda e, al contempo, fornire notizie e risposte certe. Altrimenti si genera, come anche in questo caso, il caos; altrimenti si rischia di creare con questo agire politico, che da tempo sta contraddistinguendo i nostri amministratori, una situazione difficile sia da gestire che da accettare per i diretti interessati ma in generale per tutta la cittadinanza.
E allora, ecco: è arrivato il momento che gli Assessori, la Giunta, il Sindaco, tutta la maggioranza che li sostiene, si accorgono di essere fuori rotta, di vivere un’altra realtà che non coincide con quella della Comunità che hanno l’onere e l’onore di amministrare,
poiché di più non si può continuare a giocare e cincischiare sui problemi dei cittadini e della citta’ perdendo tempo prezioso e causando così grossi danni alle famiglie e al territorio.
Pertanto occorre, altresì, che il Sindaco prenda l’impegno formale di prendere provvedimenti certi nel difendere i diritti di queste 100 famiglie; di cambiare il “criterio” delle assunzioni fatte dall’ente che amministra predisponendo delle selezioni chiare e trasparenti finalizzate a premiare il esclusivamente merito e quindi di porre fine all’ingiusta assunzione per chiamata diretta; di non rinnovare più in automatico tutti i tanti contratti di lavoro relative a queste assunzioni ma di procedere, appunto, con la selezione degli stessi aspiranti, dando la possibilità a tutti di dimostrare il proprio valore professionale.
Se la dignità della persona – si diceva in apertura – viene dalla realizzazione professionale e dei propri comportamenti sociali, quella di un’Amministrazione comunale passa dagli atti che pone in essere e dalle condotte politiche che persegue nel corso del proprio mandato. E fin qui, da quando questa Compagine politica che amministra la Citta’ si è insediata ad oggi, tutto è così tremendamente surreale e grave da far impallidire anche il diavolo.