Non ho molta esperienza in tema di candidature.Nonostante la politica sia stata una costante significativa della mia esistenza,anzi credo proprio per questo,ho privilegiato la discussione in ambiti differenti dai livelli istituzionali.In queste settimane che mio malgrado sono costretto a guardare lo scenario dall’altra parte ovvero del probabile candidato debbo confessare un e certo disorientamento temporo-spaziale.
Immaginavo dibattiti serrati ,magari da punti di vista differenti,persino contrapposti,su questo o quel progetto riguardante qualsiasi aspetto della vita pubblica calabrese.Ipotizzavo accese discussioni con i miei “competitor” a partire dagli indicatori economici e sociali,della qualità della vita e delle elementari esigenze riguardanti ogni sfera dell’attività individuale e collettiva(salute,ambiente,welfare,trasporti,istruzione,attività produttive ecc)che ci pongono in fondo classifica tra le regioni europee.Discutere,perchè non tutto è smarrito,delle situazioni che in parte funzionano,nel pubblico o nel privato,cercando di valorizzare quanto di buono realizzato nel tempo,Quali proposte di sviluppo, in che maniera rendere competitivo il nostro territorio,da quali presupposti partire,avanzare proponimenti che possano dare risposte adeguate alla crisi democratica ed istituzionale che spinge i cittadini a disertare l’impegno civico.Tentare di dare soluzioni od almeno proposte alla necessità di legalità , lavoro,investimenti economici o quant’altro che della crisi sono alimento costante ed inesorabile. Nulla di tutto questo.Con abilità consumata una classe dirigente astratta e menefreghista tiene in pugno le nostre esistenze,negandoci l’elementare diritto di scelta del prossimo governo regionale,tenendo incollate le attenzioni allo stucchevole intrattenimento quotidiano su date eventuali e modalità di voto,passando per l’altrettanta mirabolante parodia delle primarie.Certo la precondizione per poter ragionare di programmi e progetti sarebbe proprio la recuperata soglia critica democratica attorno alla quale costruire le prospettive future.Salta agli occhi di ognuno la differenza grossolana tra la sudditanza ad un tutt’altro che ineluttabile “destino cinico e baro”in auge in questo scorcio di abusiva legislatura ed il recupero condiviso di una visione partecipativa ispirata da una nuova cittadinanza attiva che tratti della sorte della nostra Terra come di un collettivo “bene comune” da recuperare alla portata di ognuno ,senza deleghe a presunti esperti della “politica”.E’ piuttosto facile profetizzare che accadrà di qui a poco:tantissimi manifesti con visi sorridenti conditi da slogan piu’ o meno indovinati,per chi potrà migliaia di euro spesi in cene(alla faccia dell’austerità)letterine compiacenti con biografie romanzate,spot e pubblicità..come per una qualsiasi marca di sugo pronto..dei problemi se ne parlerà dopo…nel prossimo futuro..a patto che un futuro si possa immaginare qualora i responsabili dello sfascio decennale per avventura dovessero coabitarlo con noi…
Angelo Broccolo