Leggendo il titolo del comunicato stampa del Comune, riguardante l’assistenza fisica scolastica ai disabili, avevamo tirato un sospiro di sollievo: tutto risolto. Certo, un ritardo ingiustificabile, che è costato un intero anno di assistenza, ma ora si riparte con il nuovo anno scolastico. Poi leggiamo… e, francamente, non comprendiamo. Parole confuse, assistenza domiciliare che si sovrappone a quella scolastica, il ruolo dell’educatore che viene tirato in ballo mentre si parla di supporto all’assistenza fisica e,
in maniera poco chiara, si lascia intendere, come peraltro fa subito notare la CGIL, che andranno rivisti, tramite l’intervento dell’ASP, il numero dei soggetti che potranno usufruire dei servizi e, cosa ancora più grave, viene messa in dubbio, con la presunta non competenza dell’ente comunale, la stessa assistenza scolastica.
Quello che, in prima battuta, è inaccettabile è proprio la mancanza di chiarezza nel dire le cose: un anno perso tra promesse, viaggi in Regione, protocolli scritti (male) e mai inviati, famiglie senza un servizio – definito dalla legge come “indispensabile” – e lavoratrici lasciate senza un sostegno economico. Ogni incontro chiesto al Comune, ivi compreso l’ultimo, che diveniva quasi un’udienza papale per la difficoltà nel parlare con Sindaco ed Assessore.
Ed allora iniziamo a chiarire le cose: quali sono le reali intenzioni dell’Amministrazione comunale? Anche alla luce del fatto che la competenza del servizio, almeno nelle scuole primarie, è rimandato agli enti comunali. La Regione non stanzia il denaro sufficiente? Lo si dica con chiarezza e si denuncino le responsabilità di chi compie questo atto vergognoso. Però, ci venga consentito di dubitare che il “modus operandi” corretto possa essere quello in cui si confonde il ruolo dell’educatore, ad esempio, con quello dell’operatore ai servizi tutelari o fisici. Perché accomunarli in un unico comunicato stampa? Perché gettare tutto lo scibile dei servizi sociali in un unico calderone?
Ribadiamo che non esistono motivazioni che possano derubricare quell’aggettivo, indispensabile, in un generico “vedremo”, e, quindi, crediamo che sia opportuno far valere anche in sede legale le giuste rivendicazioni delle famiglie: dopo verificheremo se è la Regione, il Comune o il singolo amministratore ad aver sbagliato. Certamente non possono essere i soggetti più deboli a pagarne il prezzo.
Altro capitolo è quello delle lavoratrici. Anche qui la ferita più grande è la mancanza di rispetto ed il continuo “raccontar favole” che ferisce. Queste lavoratrici, donne e madri che per anni hanno, con dignità e dedizione, svolto un ruolo difficile spesso in solitudine in un ambiente, quello scolastico, non sempre adeguato all’accoglienza al disabile, hanno ricevuto 6 mesi fa una promessa: non perderete il lavoro. Non la fece ne il sindacato, nel il politico d’opposizione. La fece il Sindaco Geraci. Quella promessa, oggi, che valore ha? E, ci chiediamo, perché in queste ultime settimane c’è un’accelerata nei progetti di volontariato? Ricordiamo all’amministrazione, in particolare all’Assessore Chiurco, che questi servizi non possono ne essere assegnati a volontari ne a personale non adeguatamente formato (corso professionale e diploma sono i requisiti minimi).
Troppa è la confusione, troppa è l’approssimazione, che non può essere attribuita ai servizi sociali del Comune, i dipendenti per intenderci, perché dietro ad ogni scelta c’è un disegno politico ovvero la mancanza di un disegno politico, di una visione d’insieme.
Quello che manca, fin dal primo giorno è un progetto, una rappresentazioni delle priorità di questa Amministrazione: qual’è il ruolo che viene assegnato ai servizi sociali? Quali sono le risorse impegnate? Perché, nei Consigli Comunali, non si è mai parlato di tutto questo?
Se tutto ricade sotto l’irresponsabilità di una Regione, la Calabria, che disattende gli impegni, che preferisce premiare con 3,5 milioni di euro i suoi dirigenti più importanti piuttosto che mettere quel denaro a disposizione dei disabili (con quella cifra sarebbe garantita l’assistenza in tutta la Regione per due anni), lo denunci il Comune. Lo faccia per bocca del sottosegretario Dima, sostenitore non occulto di questa Amministrazione, e noi ci schiereremo in piazza a rivendicare i diritti dei nostri ragazzi. Ma se non si denuncia, se non si protesta, se si rimane silenti… si è complici.
Sicuramente appare certa, in questo intreccio di dati confusi, ritardi e false promesse, l’inadeguatezza a ricoprire il ruolo di Assessore ai servizi sociali dell’Assessore Chiurco. Le sue dimissioni sarebbero un atto, come si diceva un tempo, dovuto.
SEL Corigliano Calabro