Uno dei mali principali della nostra Italia è certamente quello della disoccupazione montante, soprattutto quella giovanile. Diplomati e laureati a spasso, al massimo con qualche lavoro temporaneo, pagato e sottopagato, privo di contributi e garanzie. La problematica diventa dramma nel Sud e, quindi, anche a Corigliano, ove ragazze e ragazzi sono costretti a tirare alla giornata, vivendo una situazione infelice e frustrante che li costringe a dipendere economicamente dai rispettivi genitori o cercare fortuna altrove.
E’ però vero che in alcuni comuni della Sibaritide sono stati fatti passi in avanti, o almeno tentato di cambiare in meglio il negativo stato delle cose.
L’instaurazione di “collegamenti” con l’Unical, con altri enti e istituzioni, attuando forme di lavoro pur se a tempo limitato, di studio e di ricerca, o comunque di pubblica utilità, e perchè no stages ed esperienze formative pur se poco retribuite, ma gratificanti dal punto di vista umano. Tutto questo manca, il Comune non pensa a nulla di tutto ciò, con la giustificazione che non può fornire posti di lavoro.
Ok. Ma il disagio aumenta allorquando un giovane assiste impotente, ancora una volta, alla fuorviante logica dei due pesi e delle due misure. Figli illustri, di questo o quell’esponente politico-istituzionale, privi di laurea e qualsivoglia bagaglio culturale, trovano spazio, in termini di posti di lavoro, immediatamente e senza concorso, magari in enti sovra-comunali e in carrozzoni politici.
E’ sempre stato così? Forse si, purtroppo. Ma continuare a servire questo piatto freddo ai giovani, e di farlo addirittura in modo spavaldo, senza neppure ascoltare istanze e problemi, è un’autentica vergogna per chi ricopre ruoli di responsabilità.
GIORDANO BRUNO