Ecco un’altra conferma a quello che denuncio da anni. Il modello è sempre uguale e a pagarne le conseguenze sono sempre i reali braccianti, migranti e non, che lavorano in nero oppure in condizioni di sfruttamento. Un sistema che vede coinvolte non solo le cooperative ma anche le grandi aziende latifondiste. Ma in questi ultimi mesi sta avvenendo un fatto del tutto nuovo: l’INPS ha deciso di bloccare, indistintamente se veri o presunti braccianti, tutti i contributi destinati al sostentamento economico dei braccianti nella sibaritide.
Tutto ciò sta avvenendo nel silenzio tombale delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali, che oltre ciò, hanno la responsabilità di aver stimolato questo modello confondendolo come una sorta di “welfare territoriale”. In un recente incontro con un responsabile di una organizzazione sindacale che dovrebbe essere erede del grande progetto utopico della FEDERTERRA, mi viene detto: Noi non siamo organi di controllo e non abbiamo nessun strumento affinché questo non avvenga. Ecco, io in questa risposta ci vedo un vizio di forma e di contenuti ma lascio a voi interpretarla, nella speranza che possa stimolarvi una riflessione profonda su chi dovrebbe tutelare i diritti dei braccianti. In conclusione, in base agli ultimi avvenimenti, auspico che si possa finalmente superare quella divisione ideologica che separa i (reali) braccianti migranti da quelli (reali)italiani, e che si possa arrivare ad una azione di lotta congiunta che miri finalmente ad un reale riconoscimento dei diritti dei braccianti che hanno avuto fin da secoli, l’onere di far sopravvivere il genere umano.
Massimo Autieri