Quella che è iniziata ieri, anche se nessuno ne parla, è la settimana della cultura Calabrese. La nostra regione oltre ad essere una nobile e ricca terra, baciata dal sole e accarezzata dal lieve soffio del mare, è luogo di storia, di ricordi, di vissuti, di sapienza, di conoscenza, di creatività e di tutti quegli accadimenti temporali e reali che costituiscono quel sostrato, di parole e significati, di fatti, atti e realtà di questa parola-concetto-ideale come appunto la Cultura. Una cultura popolare, ma anche accademica, contadina o nozionistica, di cui la nostra Città di Corigliano Calabro ne è luogo e patria, madre e figlia contemporaneamente, testimone e inesauribile fonte.
La nostra Corigliano, infatti, tanto sullo scenario regionale quanto su quello nazionale, lo è stata ieri lo è ancora oggi, è una delle colonne portanti con gli innumerevoli suoi figli che hanno contribuito all’accrescimento del bagaglio culturale e storico della nostra regione e della nostra nazione. Figli di cui andiamo fieri, per quello che di positivo hanno fatto nel corso del tempo, che siamo orgogliosi per quello che hanno espresso e rappresentato in seno alle attività, accademiche e/o istituzionali, nelle quali si sono cimentati lasciando sempre una scia di insegnamenti e di riferimenti, culturali, preziosi per la crescita civile, sociale e individuale, della nostra Italia.
Almeno, dal periodo storico che va dal Medioevo fino a quello della c.d. Modernità, Corigliano è questo luogo. Corigliano difatti viene identificata in giro per il mondo con Tieri , Mortati, Rodari, Colosimo, ecc., viene identificata con i buoni frutti della sua tradizione contadina, di cui le clementine ne sono il simbolo ma la saggezza ne è l’essenza, lo spirito.
D’altronde Corigliano, con il suo grande Golfo, di rimpetto alla patria che fu dei vari Pericle o di Ulisse, è stato la terra prediletta di quel mondo che ha dato origine e fondamento gnoseologico alla Civiltà occidentale che ha avuto nell’Antica Sibari il “punto” più splendente e più rappresentativo di quell’ellenismo fuori dalle sue “mura”. E di questo influsso, almeno fino a un certo punto della propria storia, a guardato con attenzione, acquisendone quegli insegnamenti e rudimenti che poi hanno portato a quella affermazione antropologica alla quale si accennava qualche attimo fa.
Allora ecco, nella settimana della cultura calabrese, luogo di ricordi e d’insegnamenti, occasione per valorizzare e tramandare queste alle prossime generazioni l’insegnamento Corigliano Calabro è completamente assente, anonima se non del tutto disinteressata a queste iniziative.
E pure non ci sarebbe voluto chissà quale sforzo ( intellettuale, politico ed economico) da parte di quest’Amministrazione comunale per aderire a questa iniziativa che, da qualche decennio, va fa affermandosi nella nostra regione. E invece tutto ci scivola addosso, quasi che noi appartenessimo ormai ad un altro mondo, un mondo privato della propria identità, dei propri “miti”, della propria storia e dove la Cultura è un concetto astratto e vuoto, magari costituito da qualche scialba passeggiata organizzata nel Centro Storico e chiamata notte bianca, o notte d’estate.