Sindaco, lei non è un sopravvissuto alla politica come va dicendo, ma un privilegiato della politica
Quanti anni sono passati che abbiamo continuato a sentire e ascoltato da Geraci discorsi pieni di buoni propositi? Quante volte l’abbiamo sentito discorrere, nei comizi o in altri luoghi, anche in maniera piacevole, sulle mille questioni che attanagliano la città da molti anni, o sui tanti buoni intendimenti amministrativi per fare il bene di Corigliano? Un’infinità di volte. E’ capitato un po’ a tutti sentire i bei discorsi e le belle parole del nostro Sindaco. E questo non fosse altro che è da 40 anni che è sulla scena politica.
Infatti l’attuale Primo cittadino ha calcato da più parti il campo della politica e, molte volte, spesso, anche con incarichi istituzionali importanti. Tanto lo abbiamo “sentito” e ascoltato che ormai il suo discorrere, dai toni umili ma saccenti, sprezzanti ma melensi, altisonanti ma vuoti, sempre con una falsa modestia “moralisteggiante” di fondo, ci ha perfino stancato. Non fosse altro perché, alle parole si sono sempre contrapposti poi i fatti. E la realtà quotidiana, ancora oggi, palesa in maniera crudele questa realtà.
Difatti il nostro Sindaco è stato consigliere comunale, è stato consigliere provinciale, è stato presidente di Circolo del suo Partito, è stato leader di partito, è stato candidato a tutto o quasi tette le Istituzioni, è stato sulle barricate dell’opposizione, è stato Parlamentare della Repubblica è stato già più volte Sindaco negli anni ’90, ecco: è stato tante cose insieme, tante volte, ma, malgrado tutto questa “costanza” di Potere detenuta nelle sue mani, per questa città le cose sono sempre andate a peggiorare. Ancora oggi l’On. Geraci ricopre un ruolo cruciale per lo sviluppo di Corigliano, ma siamo sempre alle solite, anzi, siamo sempre allo stesso punto di sempre, fermi al palo.
Allora sarebbe opportuno che il Sindaco rompesse gli indugi e iniziasse a parlare chiaro, in maniera schietta e senza la vuota retorica che contraddistingue i suoi vacui discorsi, dicendo alla gente la verità, dicendo alla Città che lui quello che poteva fare l’ha fatto sempre ma che i fatti storici purtroppo dicono quello che dicono, e i risultati prodotti negli anni tratteggiano la realtà che è sotto gli occhi di tutti.
Nel 1993 Corigliano era un agglomerato di case, aveva un’economia florida, una delle prime d’Italia, un Castello che presidiava maestosamente tutto il suo territorio. Ma le cose via via nel tempo non sono andate a migliorare ma, al contrario, è stato un decrescendo continuo, un’involuzione urbanistica, civile e politica. Le altre Città e realtà territoriali col tempo vanno a migliorarsi, a evoluirsi. Qui da noi si è fatto come il gambero: un passo in avanti e due indietro.
E la cosa fa indignare perché già negli anni ’90, quando il sindaco Geraci si insediò con la prima consiliatura ebbe a ereditare tanti progetti amministrativi, già avviati dai sindaci del passato, ma lo stesso operato del Sindaco Geraci non profuse, non ebbe quell’impegno concreto e fattivo per alimentare quel flusso programmatico che veniva da lontano. E così, quasi per magia, quel andamento virtuoso si interruppe e così ci si avviò a vivere alla giornata, a tirare avanti alla meno peggio.
Tuttavia questo deleterio atteggiamento politico, cinico e limitato nella sua visione, si sta perpetrando ancora oggi. Poiché ancora oggi il Sindaco Geraci sta perpetuando lo stesso atteggiamento politico di allora, e cioè vive “sfruttando” quello che era già in corso d’opera, che gli altri prima di lui hanno pensato, ideato, programmato e con impegno ottenuto il relativo finanziamento.
Infatti è così per tutti i cantieri aperti in Città, da Schiavonea, a Cantinella, allo Scalo, a Fabrizio, nel Centro storico avviati dalle passate amministrazioni che l’hanno preceduta e lei si è ritrovato, nel momento giusto, ad amministrarli e attuarli questi progetti. Ma a differenza del passato, oggi, queste opere le ha modificate, stravolgendole nel suo assetto progettuale, provocando cosi degli effetti negativi sul corso d’opera, mettendone a rischio finanche lo stesso completamento.
Il languore che mi sale dall’anima è questo: quello di vedere una Città sofferente, dilaniata della sua identità, nei propri valori, interessata da una decadenza strutturale e reale che inaccettabile; inaccettabile, se si considera la sua nobile storia, se si considerano le sue innumerevoli potenzialità, da tutti i punti.
Non è possibile continuare ad amministrare Corigliano in questo modo, con questo pressapochismo e con tutta questa superficialità che la sta dissacrando nei suoi valori e nelle sue tradizioni più nobili. Tanto che l’inettitudine e il vittimismo siano stati eletti dal nostro Sindaco come paradigma amministrativo.
E francamente quest’atteggiamento è mortificante.
Sindaco Geraci: lei viene da lontano ma non è un sopravvissuto alla politica – come lei stesso va dicendo in giro – piuttosto è uno degli artefici del depauperamento di questo territorio, del nostro Comune, e oggi ha il dovere etico prima ancora che politico di intraprendere un’azione virtuosa, iniziando ad aprire le porte del Palazzo ai Cittadini, aprendosi al confronto con la Città, ascoltando il grido di dolore che viene dal profondo dell’anima di questo territorio. E che lei si ostina a strumentalizzare.