Manca una strategia politica, manca il dinamismo delle idee, latitano i progetti amministrativi: così la Città “morirà”
E da mesi e settimane, di più sono anni che sentiamo dai nostri amministratori, politici, assessori e consiglieri comunali della nostra città, ripetere frasi di questo tipo: “Non ci sono soldi”; “Le casse comunali sono vuote”; “I conti del bilancio comunale non tornano”. Sono frasi buone per tutte le stagioni e soprattutto un ottimo “rimedio” per dire, in maniera quasi credibile e giustificata: “Vedete non possiamo fare nulla”; “I disservizi ci sono e ci continueranno ad essere anche in futuro”;
“Le cose in questa città vanno male, ma purtroppo non solo non c’è via di scampo quanto presto tutto potrebbe precipitare ulteriormente”. Chiunque di noi, chi più chi meno, ha avuto di imbattersi in frasi, riflessioni, discorsi di questo tipo.
Tuttavia è innegabile che il nostro Comune non navighi in acque tranquille e questo ahimè non soltanto dal punto di vista economico e finanziario. Infatti i problemi in questa Città abbondano, da questo punto di vista potremmo dire, che, Corigliano, oltre ad essere un pozzo senza fondo costituito di una vena inesauribile di “guai” amministrativi, soffre anche di un altro male letale e ciò è rappresentato da quel mare d’ipocrisia che ogni giorno la sommerge sotto le sue ciniche onde salate. E questo bizzarro atteggiamento, al tempo dicasi “piagnisteo”, assunto da chi come il Sindaco o da qualsiasi suo collaboratore o amministratore che dovrebbe pensare, studiare e agire per proporre idee utili a creare benessere alla Città e a lenire o risolvere gli stessi problemi, diventa oltre che urticante al buon senso comune anche offensivo per l’intelligenza dei coriglianesi.
Una Città dalle dimensioni territoriali e dalle proporzioni demografiche come la nostra, che una storia e una tradizione politico-economico-culturale importante e riconosciuta oltre i confini regionali, non può essere amministrata in questo modo ovvero avendo come modello strategico il piagnisteo continuo. Anche perché chi si lamenta e non si attiva per inventarsi qualcosa, idee e programmi da porre in essere, non produce null’altro che altri problemi, e cioè non solo la città si immobilizza su se stessa ma retrocede nella scala dei valori e che segnano gli standards di sviluppo e di vivibilità della stessa Comunità.
Il problema del deficit di bilancio, legato alle gestioni fallimentare del territorio e delle risorse che esso produce ebbene precisare che non è qualcosa che nasce dall’oggi al domani, ma è la sommatoria di tanti errori fatti nel tempo e di tutti gli amministratori che negli anni si sono alternati alla “guida” del Municipio. E da questo angolatura, si vanno a leggere le “carte” e possibile vedere irrimediabilmente che i problemi di “gestione” del bilancio comunale trovano radice proprio nel primo mandato Geraci del 1993, quanto ereditò un Bilancio lineare, ordinato e coerente con quel principio di equilibrio tra il “dare” e l'”avere” che regola e sottende in maniera imprescindibile e attuale ogni “cassa”. E lì, in quel tempo che iniziano i problemi, che il trend virtuoso del “rendiconto finanziario” del Comune inizia a de-strutturarsi, a de-formarsi, a de-comporsi fino ad arrivare a “guastarsi” nei suoi vari capitoli che lo strutturano.
In quella fase politico-economica-amministrativa, gestita dal sindaco Geraci in maniera continuata fino agli anni 2000, la condotta di bilancio ha iniziato a essere contrassegnata non tanto dalla nefasta “anticipazione di cassa”, o dai “debiti fuori bilancio”, quanto si è iniziato a non riscuotere i “crediti” e, nello stesso tempo però, questi crediti sono statti calcolati come “danari” incassati. E così, questa procedura e questo sciagurato modo di amministrare ha avuto il demerito di falsare il Bilancio, che appariva in “ordine” ma in realtà si basava ed era costituito da un equilibrio di cassa non vero, il virtuosismo era solo apparente ma non sostanziale.
Ma il passato è passato, anche perché il presente incombe e quindi bisogna pensare all’oggi.
E allora ritengo che il nostro Sindaco non può continuare ad amministrare alla stregua di quello che oltre ad essere un piagnisteo continuo, vuoto, ipocrita e improduttivo. La città in questo modo non si risolleverà mai, anzi finirà di deprimersi, morirà. Allora bisogna che ci sia da parte del sindaco Geraci un scatto di reni. Il problema delle finanze non si risolve semplicemente dicendo: “Ho chiuso il rubinetto della Cassa”; “Sulla tesoreria del Comune ho messo una saracinesca”. Una Città non si può amministrare in questo modo, è deleterio pensare che la strategia del Sindaco per risanare il bilancio sia questo.
La Città si salva se riesce a conquistare la scena politica regionale, Corigliano per essere salvata ha bisogno di una particolare intelligenza politica, quella che la proietta nello scacchiere importante e strategico della “Regione Calabria”. E riesce a fare questo proponendo idee, perseguendo progetti di sviluppo innovativi, dando vivacità e dinamicità allo sviluppo economico (turistico, agricolo; portuale e industriale) del nostro territorio.
Le Istituzioni periferiche in primis i comuni, con i nuovi “impianti legislativi” nazionali, con i continui tagli delle risorse ad essi destinati vivono momenti di grande difficoltà. Infatti il nostro non è l’unico comune ad essere nelle condizioni di deficit o di povertà finanziarie e di bilancio, anche altri comuni viciniori come Rossano, o Acri, addirittura la città capoluogo come Cosenza vive le nostre stesse difficili condizioni economiche, per non parlare di Rende una delle città considerate come modello da seguire. E pure in queste Città non si va avanti con lamentele e piagnistei dei loro amministratori, i servizi vengono garantiti, gli spazi urbani sono ordinati e curati, il decoro e la vivibilità sono salvaguardati. C’è una progettualità e una programmazione che guarda al futuro, c’è una crescita urbanistica e civile. Da noi niente di tutto questo. Siamo al palo. Le strade, giusto per dirne una è da mesi che sono impraticabili. E nessuno fa niente. E paradossalmente noi coriglianesi, che siamo un popolo dall’indole buona e dal cuore tenero, ci siamo assuefatti a questo situazione. Ma provate a immedesimarvi in chi viene da fuori e si ritrova con la sua auto in queste strade (perché sono tutte così e senza manutenzione), cosa penserà?
E allora egr. Sindaco se lei come altri comuni, anche quelli citati avesse fatto ricorso a una strategia politico-amministrativa diversa da quella del “piagnisteo”, oggi ci ritroveremmo ad esempio ad aver aderito al c.d. “Fondo rotativo” messo a disposizione dallo Stato per quei i Comuni che hanno le nostre stesse difficili condizioni congiunturali e strutturali. Invece niente di tutto questo, si vive alla giornata aspettando il miracolo che viene dal Cielo, o si crede che un Bilancio si possa risanare con l’aumento delle tasse e mettendo una saracinesca alla porta delle tesoreria comunale, per dirla come l’ha detta lei. Questo è un modo inconcludente e inoperoso per amministrare la Città. Cambi registro, Sindaco o sarà la fine.