Cara Corigliano, abituati, rassegnati, cerca consolazione in altre cose, in altri segmenti della tua esistenza, in altre realtà, in altre entità, perché oramai, qui, l’andazzo è questo: si diffondono comunicati, si presenzia sui media, si occupa la scena mediatica per dire nulla; cioè per dire e basta. Mentre tutto va a rotoli, mentre tutti avvertono il “peso” della propria esistenza, quasi fosse diventata insopportabile.
Cara Corigliano non te l’aspettavi proprio eh: che Geraci emulasse gli atteggiamenti più negativi dell’ultima Amministrazione comunale di centrodestra, quando il Sindaco Straface ci aveva abituati alla continua diffusione di comunicata stampa? Ma tanto è. E quello che è si vede, si percepisce, si respira per ogni antro della Città: è questo, basta. Niente più. Proprio il niente ti avvolge nelle sue fauci maledette.
Maledetto, triste destino che hai tu! Tante cose brutte hai già subite. Tante altre le stai subendo, patendo, con i tanti colpi presi nel ventre. Da molti li hai presi, anche da quelli che ritenevi essere tuoi amici, tuoi figli, fedeli e amorevoli. Ma viviamo i tempi che sono: dove tutto è finalizzato a qualcosa, a un’utilità. Il proprio tornaconto. Il proprio favore. Di te, degli altri a pochi importa. Pochi ti hanno davvero nel cuore. Anche i padri, quelli definiti nobili, quelli annoverati dalla opinione pubblica tra i cittadini più saggi, possono mutare, possono sembrare quelli che non sono. Anche loro, anche lui ti ha ingannato. Un’altra volta.
Cara amica, Cara Madre, Corigliano mia, oggi è palese che ti sei sbagliata. Un’altra volta, ancora, ti è successo. Ti sei lasciata ammaliare da quel sorrisetto che ispira semplicità ma che, nel suo ego, nasconde l’insidia; l’insidia di qualcosa di diverso, di un’altra natura rispetto a quello che sembra; di ciò che sembra e che non è. Più non è. Già, il padre nobile. Che ricordo. Che tristezza che mette questa parola, una parola che sa di illusione e di inganno: di fraintendimento.
E così, si predica bene e si razzola male. Si predica l’amore per te, per la Città, ma in realtà si agisce con disinvoltura, cinicamente. Nominandoti, ma pensando ad altro. Senza badare al confronto, senza voler sentire ragione. Si pensa, si ragiona in proprio, autonomamente. Con sufficienza. Con presunzione. Si decide senza ascoltare nessuno, si delibera nel chiuso della propria stanza. E così le decisioni di tutti divengono quelle dei pochi, i tanti possono solo guardare, osservare. Limitarsi all’attesa, l’attesa di quel domani che perpetua il già stato. Che delusione Corigliano, che amarezza.
Le scelte fatte non hanno alcuna attinenza con la realtà, con i problemi impellenti, con ciò che riguarda la vita, la vita di tutti i giorni e di tutte le persone. Siffatte scelte, se così possiamo definirle, vengono compiute tenendo in considerazione non la logica, non in vista del bene comune, ma ascoltando il proprio vice, o il proprio referente, o il proprio stretto collaboratore o, nella migliore delle ipotesi, il proprio istinto. Quello stesso istinto che irradiava quel medesimo sorriso che ti ha ammaliato, quell’espressione gioconda che aveva radice in una natura differente rispetto a quello che si mostrava come tale.
E così si annunciano tagli, mentre si spende e si spande. Già dall’esordio è stato così. Primo atto indecente, visto che tutti parlano di “cattiva” situazione finanziaria, è stato il “battesimo” del Quadrato Compagna, ora piazza Salvo D’Aquisto, per il quale, sono state concepite delle passerelle pubbliche (di questo in sostanza si è trattato) costate, unitamente alle targhe apposte ai quattro rispettivi ingressi, circa 15.000,00. Per non parlare poi delle varianti apportate ai Lavori Pubblici già in corso d’opera; per non parlare dei danni ambientali causati al territorio a causa dalla presunzione di fare una cosa diversa rispetto a quella che tutti proponevano. Per non parlare dei tanti contenziosi, a iniziare da quelli apertisi per gli atti espletati senza seguire gli iter previsti dalle normative vigenti.
Cara Corigliano l’elenco delle cose non fatte, o delle cose fatte in malomodo, o di tutte le cose che richiamano alla mente l’idea del male e del brutto, che il Sindaco e il suo Esecutivo ha inteso prendere in solitudine, con distacco, senza arte, oggi sono sul tappeto: con risultati deleteri. Ora sembra che abbia “arruolato”, per questa strana battaglia anche un altro ex soldato, prima alla corte dell’ex europarlamentare del Pd, On. Mario Pirillo, un giornalista di Rossano.
Cara Corigliano, in realtà, chi si dovrebbe prendere cura di te è molto distratto e, forse, neanche ha il tempo per pensare al tuo bene, ha altro da pensare. Questo è quanto si deduce da ciò che puoi vedere da te, questo è quanto si deduce dal dolore e dal trattamento politicamente miserevole, amministrativamente apatico e spento, senza idee e passione, senza alcun entusiasmo, che stai sopportando da tempo, e in maniera particolare dopo l’illusione di passare a nuova vita.
Cara Corigliano cerca di sviluppare qualche anticorpo, perché ormai si amministra non con le idee, o meglio con le idee e le proposizioni che diventano atti amministrativi, fatti concreti di cui ti puoi giovare; ma si amministra così, con parole, parole, parole. Promesse, promesse, promesse. Accompagnati poi da piagnistei. Addobbati di comunicati stampa, che ormai sono a scadenza giornalieri. Quasi a voler scandire il tempo che trascorre con l’illusione sospinta per offuscare la verità, i propri limiti, le proprie incertezze, le proprie incapacità amministrative. Ti vogliono solo illudere, così come hanno fatto finora con quella falsa modestia, con sorriso melenso che nasconde altro.
Se volessimo dare una rappresentazione concreta, plastica, a tutto ciò, con un riferimento certo potremmo far riferimento a quanto sta avvenendo in questi giorni, non ultimo le consultazioni che il Sindaco sta facendo in ottica del Rendiconto da approvare entro fine mese. Dove si esalta ciò che non c’è, dove si propaganda il nulla, dove si auto-compiace per fruttuosi incontri che, sul piano numerico, dei fatti, non dicono nulla.
E poi, Egr. Sig. On. Sindaco, in Città ci conosciamo tutti, e tutti sanno di tutti, e tanti sanno che DUE su TRE di quelle stesse “sigle” dell’Agricoltura che hanno incontrato il sindaco, di cui enfatizzato la proficuità dell’incontro (quale?) hanno fatto la campagna elettorale in maniera ben precisa. Pertanto evitiamo di giocare, di prendere in giro la gente.
Ommim