Che il popolo coriglianese fosse un popolo facile alla critica ma paziente e , nel contempo, reattivo era fatto noto ma che fosse narcotizzato no, questo non si poteva immaginare. Assistiamo oggi, con rammarico, ad una sorta di disimpegno mentale collettivo, ad un atteggiamento di fatalistica rassegnazione che, fatta eccezione per alcuni volenterosi estensori di qualche realistica critica, ha condotto questo popolo ad assumere una posizione di disimpegno isolazionistico generalizzato.
Le frasi che più frequentemente possiamo ascoltare si riassumono in queste : “ sono tutti eguali “ oppure “ la colpa è dei politici” o “ la colpa è dei partiti”.
Sia chiaro, non è che i politici ed i partiti abbiano fornito luminosi esempi di fattività o di amore per gli interessi della cittadinanza, tutt’altro, ma la generalizzazione dei giudizi è sempre cattiva consigliera.
Occorre saper distinguere fra quelle che sono le istanze programmatiche che costituiscono il bagaglio culturale oltre che filosofico di un partito da quelle che sono le azioni attuate dai rappresentanti istituzionali e non, dei partiti stessi.
Ora è vero che le idee viaggiano sulle gambe degli uomini, è vero, altresì, che condizioni particolari, coincidenze temporali, leggi elettorali aberranti, possono portare all’emergenza di uomini dalle gambe fragili, dal respiro corto, da un orizzonte limitato.
E’ a questi che l’opinione pubblica attenta dovrebbe guardare.
La valenza, quindi, dei programmi è sempre valida e dovrebbe essere la stella polare, la guida per coloro che sono chiamati ad interpretarla, se ciò non avviene la colpa è degli uomini non delle idee;
Queste possono essere condivisibili o meno ed è su questo, sui programmi, che si identifica l’appartenenza, non sugli uomini.
Non serve a nulla dire quel partito ha fatto questo o ha fatto quell’altro, la domanda che bisogna porsi è: “ quale contributo ha fornito alla cittadinanza o al territorio quel personaggio? La sua azione è stata produttiva di interessi collettivi o personali?”
E’ su queste domande che va articolato il giudizio, non sull’eventuale partito di appartenenza.
Viviamo, purtroppo, già da molto, troppo tempo, una fase di virulenta personalizzazione della politica e, specie a livello locale, ad una sua parcellizzazione caduta delle ideologie, prevalenza dei personalismi, disinteresse dei più, che hanno condotto ad una visione autarchica della politica, diventata utile solo per il raggiungimento di interessi personali.
Svuotata della sua dimensione etica ed ideologica, la politica è diventata, aimè, un palcoscenico vuoto sul quale si agitano personaggi senza anima preoccupati solo di mantenere il sedere ben saldo sulla poltrona e pronti a qualsiasi compromesso pur di raggiungere tale obiettivo. Auguriamoci che di fronte a tanto squallore possa emergere un gruppo di uomini di buona volontà, “liberi e forti”, giovani ed anziani, capaci di recuperare la dimensione più autentica della politica.
Dott. Ernesto Cerbella