L’ultima chiamata alle “armi” per una primavera tutta calabrese per avvicinare la politica ai cittadini e riprenderci la dignità perduta.
Dopo gli innumerevoli scandali di corruzione, di sprechi e abuso di potere a qualsiasi livello ora tocca ai calabresi, alla magistratura ed alle istituzioni “quelle sane”ricostruire sulle macerie lasciate dalla politica il prossimo futuro della Calabria, dipende da questi. Vorranno o no sfruttare l’occasione per allontanare i cosiddetti burocrati della politica, sia di destra, di sinistra che di centro che nel tempo si sono dimostrati voraci delle risorse pubbliche
ma incapaci a dare sviluppo e modernizzazione ad una Calabria”nonostante i miliardi dell’U.E” umiliata e messa in ginocchio da un sistema di illegalità diffuse che l’ha relegata agli ultimi posti in Europa nonostante le tante bellezze ed opportunità esistenti ma mai sfruttate ? Che eredità lasciano ai calabresi, alla Calabria le giunte guidate da Chiaravalloti, da Loiero e per ultimo da Scopelliti? Non c’è tempo da perdere, serve una cultura politica nuova, un salto generazionale in risposta a quella vecchia politica fondata sul trasversalismo ed intrecci tra partiti, siano essi piccoli o grandi e frange di istituzioni. La vera grande sfida che i calabresi prima di tutto dovranno affrontare da qui a novembre è quella di ritrovare, recuperare con forza una identità forte che dia coraggio e speranza a tutti coloro i quali ancora non vogliono arrendersi all’amaro destino a cui la nostra regione, purtroppo, è sottoposta da avventurieri politici specializzati in saccheggi, devastazioni, sprechi e clientelismo e di cui la Calabria ed i calabresi ne sono vittime. L’amara realtà è che oggi si vive in una Calabria dove la voglia di progresso, di un futuro migliore sono in minoranza, negli anni ci si è assuefatti al peggio, la volontà a ribellarsi ha lasciato il posto alla rassegnazione, ci si accontenta del poco o addirittura del niente, si predilige l’assistenzialismo a discapito della dignità, della morale e del progresso comune nonostante siano tantissime le famiglie, i lavoratori che sopravvivono subendo mortificazioni ed angherie da politici lontani anni luce dai bisogni dei più, non ci si rende più conto che si vive in una Calabria ostaggio di una classe politica che merita di essere presa a calci nel sedere. Ci dobbiamo attrezzare, abituarci a sorvegliare, a pretendere affinché la buona amministrazione torni ad essere protagonista della nostra esistenza, basterebbe soffermarsi sugli scandali di questi ultimi mesi che hanno visto coinvolti assieme ai politici anche le massime cariche delle istituzioni, uno fra tutte gli alti gradi della guardia di finanza per comprendere che il tempo per questa gente è scaduto. Bisogna alzare la testa e guardare con coraggio al domani se non si vuole soccombere sotto i colpi di politici inadeguati a governare la Calabria. Sbaglia chi dice che non c’è più speranza, al contrario io penso che al cambiamento ci si arriva solo con la lotta ed una buona dose di buona volontà, basta crederci, ed i Calabresi in materia di lotta credo non siano secondi a nessuno. Basta poco, incominciamo a diffidare dei venditori di false promesse e mascherati da perbenismo da quattro soldi, pretendiamo dal politico che faccia bene il politico, pretendiamo un sindacato sganciato dai partiti, nel frattempo riappropriamoci della forza e della voglia di incalzarli.
Ci attende un compito arduo, una regione tutta da rifare, da rimettere in piedi, una regione che prenda coscienza del suo stato e si dia coraggio per ribellarsi alle faide politiche, basterebbe non portare più acqua al terreno paludoso della corruzione, basterebbe pretendere dalle segreterie dei partiti che la scena politica non venga più occupata dai soliti attori che per paura di perdere il comando hanno già messo in campo tutti le loro armi, anche quelle illegali pur di continuare a dare vita alla cattiva politica, questa volta, più che mai sono intenzionati a non fare prigionieri, basta soffermarsi alle ultime vicende in casa del centro destra regionale.
Per il movimento: centro storico, un progetto per non morire. Giorgio Luzzi.