Il primo luglio dovrebbe scattare la chiusura definitiva ma l’amministrazione comunale continua ad alimentare la confusione creata in questi mesi
Che la riforma delle circoscrizioni giudiziarie abbia prodotto la soppressione dell’Ufficio del Giudice di Pace di Corigliano Calabro è un fatto noto da tempo a tutti. A partire dagli operatori della giustizia, passando per i cittadini-utenti della piccola giustizia civile e penale, arrivando ovviamente all’amministrazione comunale e alla politica cittadina d’ogni colore.
Purtuttavia, i presupposti per poter “salvare” il presidio di giustizia v’erano eccome, dal momento che la legge offriva una “ciambella di salvataggio”, ponendo gli oneri finanziari a carico dei Comuni interessati dai provvedimenti di soppressione di quegli stessi uffici dove s’amministra la cosiddetta “giustizia di prossimità”.
Dal prossimo primo luglio però, a quanto pare, l’Ufficio del Giudice di Pace di Corigliano Calabro dovrebbe cessare definitivamente la propria esistenza per essere accorpato come previsto dalla legge all’Ufficio del Giudice di Pace di Rossano.
Un’ingiustizia, considerata la consistente mole di cause civili che ogni anno viene iscritta a ruolo e i tanti processi penali di lieve entità che quotidianamente impegnano i due giudici onorari che a Corigliano prestano servizio oltre ai numerosissimi avvocati impegnati nelle stesse controversie.
Diversamente da altri uffici del Giudice di Pace del comprensorio jonico, soppressi per effetto dello stesso recente decreto legislativo e che annualmente producono davvero un esiguo numero di cause civili e di piccoli processi penali e che – paradossalmente – sono stati “salvati” dai Comuni seppur passando da strettissime “maglie” finanziarie.
Il mantenimento dell’Ufficio del Giudice di Pace per il Comune di Corigliano Calabro comporterebbe un onere finanziario pari a circa 350mila euro l’anno e il trasferimento di quattro unità lavorative presso quello stesso ufficio.
Sulla delicata faccenda l’amministrazione comunale retta dal sindaco Giuseppe Geraci in questi mesi ha creato solo e soltanto tanta confusione, evidentemente al fine di celare l’assoluta e mai dichiarata assenza di volontà politico-finanziaria – senza alcun dubbio “impopolare” – tesa al mantenimento dell’ufficio giudiziario.
Da ultimo l’altro ieri.
Quando cioè, il sindaco Geraci, nel corso del Consiglio comunale congiunto con Rossano teso all’approvazione del documento unitario poi inviato al Ministro della Giustizia e finalizzato al “ripristino” del già soppresso Tribunale di Rossano, ha goffamente cercato di “barattare” l’assunzione d’impegno del Comune di Corigliano Calabro con l’improbabile istituzione d’un “Giudice unico di Pace” tra Corigliano Calabro e Rossano con sede “da spostare” nel Coriglianese.
E – guarda caso – in quelle stesse ore tra i corridoi del Municipio di Corigliano Calabro cominciava a circolare la “voce” secondo la quale l’amministrazione aveva appena “incassato” la disponibilità di quattro dipendenti comunali a trasferire il loro impegno lavorativo presso la cancelleria e la segreteria del Giudice di Pace.
Fino ad allora, infatti, nessuno aveva manifestato tale interesse, anche e soprattutto a fronte d’un appello alquanto “generico” fatto formalmente affiggere dall’amministrazione nelle bacheche del Municipio.
Staremo a vedere. La questione però sembra davvero chiusa. E in modo infelice.