Il tecnico perugino guiderà gli ausonici per il secondo anno di fila: “ci sono tante cose da sistemare, ma c’è la volontà di farle. Bisogna cambiare la mentalità”.
Dal 99% al 100%, il passo è breve. “Resto qui alla Pasta Pirro Corigliano, qui c’è voglia di crescere”. Parola di David Ceppi, che scioglie i residui dubbi sul suo secondo anno in terra ausonica. “Ho parlato a lungo con i vertici societari, rispetto alla scorsa stagione ci sono tante cose da sistemare, ma c’è la volontà di farle e io sono convinto che ci riusciremo.
C’è bisogno di cambiare la mentalità: la Pasta Pirro è a tutti gli effetti un’azienda e deve essere gestita come tale. Siamo convinti che avere uomini di qualità possa dare, una base sia societaria che tecnica, in grado di affrontare qualunque sfida”.
LA STRATEGIA – Idee chiare, dunque. E, soprattutto, unione di intenti. “La Pasta Pirro Corigliano ripartirà, se sarà possibile, da chi ha contribuito a far conoscere questa realtà nel panorama nazionale”. La strategia è abbastanza delineata. “Prima le conferme – rivela – poi il mercato. La squadra dovrà mantenere il senso comune dello scorso anno, quindi, i criteri delle scelte saranno gli stessi della scorsa stagione: prima uomini e poi giocatori. Capitolo serie A: “Riguardo alla domanda di ripescaggio, credo che un campionato a 14 squadre in A possa essere la soluzione più gradita a tutte le squadre interessate, sopratutto per una questione di costi e longevità delle società stesse, ma anche per garantire lo spettacolo”. L’entusiasmo per il salto di categoria che il Corigliano ha soltanto sfiorato sul campo, lascia ben presto spazio alla concentrazione, su ciò a cui i calabresi potrebbero andare incontro. Ceppi, d’altronde, in serie A, c’è già stato. “Nel massimo livello nazionale ci sarà da soffrire molto, ed è proprio da questo che dobbiamo partire, umiltà e nervi saldi- conclude – si potrebbero passare dei momenti difficili e noi dobbiamo essere pronti a fronteggiare tale situazione con serenità”. Ceppi c’è. Ora largo a conferme, ripescaggio e mercato.
Pietro Santercole