Mi vedo costretto ad intervenire anche in maniera polemica riguardo a come, noi lavoratori in mobilità regionali, stiamo affrontando e gestendo la nostra vertenza nei confronti, non solo della Regione Calabria, ma anche nei confronti degli enti territoriali e quelle istituzioni locali, come la Chiesa, che dovrebbero schierarsi al nostro fianco perché le nostre rivendicazioni sono giuste e sacrosante. Mi riferisco a quanto accaduto venerdì scorso 9 maggio presso il Comune di Corigliano.
Premetto che il sottoscritto da oltre due mesi, attraverso articoli di stampa e azioni legali, unitamente ad altri pochi colleghi, purtroppo, sta cercando di tenere alta l’attenzione verso la nostra situazione: vorrei ricordare che noi siamo da quasi un anno senza indennità di mobilità, il che significa essere ormai ridotti alla fame. Ma a parte ciò noi ci troviamo da tempo senza lavoro e aspettiamo un ricollocamento lavorativo, noi in tutta la Calabria siamo 32mila persone (la maggioranza hanno dai 30 ai 60 anni). Ebbene questo stato di cose sta portando alla povertà e al disagio, insieme ai nostri familiari, complessivamente circa 100mila persone. Ebbene proprio partendo da tutto ciò già nel mese di marzo ho cercato di coinvolgere tutti i lavoratori in mobilità (sono oltre 100) che attualmente prestiamo la nostra opera presso il Comune di Corigliano. Ho cercato di fare capire a tutti i miei colleghi che solo essendo tutti uniti e facendo fronte comune anche con gli oltre 30 mila colleghi calabresi, forse, riusciremo ad ottenere qualcosa. Invece mi sono ritrovato insieme ad una sparuta schiera di colleghi, con i quali, come detto, abbiamo avviato una sorta di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni verso il nostro problema, attraverso una serie di articoli sulla stampa regionale, inoltre abbiamo deciso di dare mandato ad un legale affinché tuteli i nostri interessi. Gli altri hanno preferito e preferiscono percorrere altre strade. Devo aggiungere che abbiamo intrapreso contatti anche con un cospicuo numero di colleghi che abitano nella zona del Savuto. Ebbene nonostante io insieme ad altri abbiamo fatto tutto questo, la maggior parte dei nostri colleghi coriglianesi preferiscono ignorarci. Tutto ciò ritengo sia mortificante perché divisi non si va da nessuna parte. Per esempio alla riunione di venerdì 9 maggio non siamo stati invitati. Inoltre abbiamo saputo che a quell’incontro dove era presente un sindacalista, c’era anche il vice Sindaco di Corigliano, avv. Oranges, il quale alla fine dello stesso ha scritto una lettera alla Regione, pubblicata anche dalla stampa. A tal proposito devo esprimere il nostro rammarico, in quanto è da tempo che avevo chiesto un incontro all’Amministrazione Comunale, che però ha preferito ignorarci. Abbiamo cercato anche di sensibilizzare la Chiesa locale, tenuto conto che Papa Francesco ha dimostrato sempre di essere molto sensibile verso i problemi del lavoro che non c’è, però anche da parte dei rappresentanti del Clero coriglianese solo silenzio. Ecco perché siamo amareggiati, però non demordiamo, andremo avanti perché siamo convinti di agire nel giusto. Però chiediamo a quei nostri colleghi che non vogliono capire l’importanza di essere uniti, all’Amministrazione Geraci e ai rappresentanti della Chiesa locale di affrontare questa delicata questione in maniera chiara e trasparente, coinvolgendo tutti, perché questa è una battaglia di civiltà. Il lavoro nobilita l’uomo, non lo rende schiavo. Perciò tutti insieme cerchiamo di trovare la strada giusta per toglierci da questo stato di abbandono e povertà.
Pietro Scilingua
Lavoratore in mobilità regionale
Corigliano Calabro 15.05.2014