Che Scopellitti si dimetta o meno, che si vada ad elezioni ad ottobre o a fine legislatura, poco cambia. Rimane la sgradevole sensazione che la Calabria ne esca comunque, ancora una volta umiliata ed offesa. Umiliata perchè incapace di scegliere una guida politica che non sia, poi, additata come dedita al malaffare – e Scopelliti ha ben altri sospetti più infamanti che gravano sulla sua persona – e giudicata da un tribunale. Offesa dall’arroganza del potere che, benché certa della sua condanna, pensa piuttosto a come perpetuarlo invece di farsi da parte in silenzio. Però alcune cose andrebbero chiarite.
In primo luogo non può passare in silenzio l’appoggio che il Presidente della Regione ha avuto da tutto il centrodestra calabrese. Non è mai stata presentata una richiesta di dimissioni da nessun componente dell’ex PDL e non mi pare che sia mai andato sotto in qualche votazione in seno al consiglio. Non mi sembra nemmeno che ci siano state dimissioni dal ruolo d’assessore regionale. Nei fatti NCD e Forza Italia hanno continuato e continuano a governare la nostra regione. Altra considerazione riguarda invece il ruolo che il NCD calabrese ha nel panorama nazionale. Partendo da una riflessione di Gad Lerner, mi chiedo se non sia il caso che il governo e Renzi riflettano su quello che significa avere l’appoggio di un partito che ha le sue espressioni più forti, dal punto di vista elettorale, proprio qui in Calabria? Mi spiego meglio: prima il caso Gentile, ora la condanna di Scopelliti e la possibile via di fuga che lo vorrebbe candidato alle europee, dovrebbero far riflettere sulla volontà del partito di Alfano. Come può Renzi e, di conseguenza il PD, continuare a non porsi il problema di una convivenza con un partito che mostra di non reagire contro episodi gravi di corruzione e malaffare? Come può Renzi non alzare la voce e chiedere con forza ed autorità, che possiede certamente, che il NCD faccia chiarezza su queste vicende vergognose? A Scalea, il Presidente del Consiglio, ha parlato di mafia e di corruzione… ora applichi quello che ha prospettato.
Naturalmente anche la nostra città dovrebbe riflettere su cosa significa questa condanna. Il Presidente Scopelliti, nella sua elezione, ha avuto un contributo rilevante dalla nostra Corigliano. Ha tenuto un comizio in cui, con piglio da macho, prometteva di rivoltare come un calzino questa regione. Prometteva di trasformare la nostra terra in una nuova Eldorado – la mitica città dell’oro – che avrebbe dato ricchezza a tutti noi… Purtroppo la trasformazione vi è stata in ben altra direzone. Siamo diventati, siamo stati trattati, come la Eldorado dopo che i conquistadores spagnoli la saccheggiarono e la depredarono. E, nel corso degli anni, Cortes/Scopelliti, ha visitato spesso la nostra città promettendo ospedali e servizi, potenziamento del Porto ed investimenti mirabolanti. Niente di tutto questo si è verificato. L’unica cosa che abbiamo ottenuto è stata la nomina di un sottosegretario alla protezione civile che considera tutte le preoccupazioni espresse da un comitato civico sulla gestione dei rifiuti un cumulo, rimaniamo in tema, di spazzatura.
Ed anche in merito al bando, dopo aver appreso dalla vice presidente della Giunta regionale, Antonella Stasi, che s’intende chiedere al Governo una serie di deroghe al trattamento dei rifiuti – in pratica si ammette di aver scritto un bando palesemente contro ogni legge – ci viene da chiederci: ma ci siete o ci fate? Si vorrebbe chiedere allo Stato il permesso per violare le leggi in un momento in cui il Presidente della Regione è condannato a sei anni, in un momento in cui si scopre un disastro ambientale come quello scoperto in Abruzzo? Roba da ricovero in clinica psichiatrica…
Quello che la giunta ed il centrodestra calabrese ha portato alla nostra terra è la perdita di infrastrutture, il peggioramento della sanità pubblica (quella privata è stata ampiamente salvaguardata), il modello Reggio – ampiamente giudicato – e quello Catanzaro – che si prospetta come altrettanto preoccupante – che dimostrano come non si dovrebbe governare una città. Che ora si torni subito al voto ovvero si arrivi alla naturale scadenza del 2015 – con la sostituzione della Stasi e la nomina di un nuovo vice Scopelliti che farà da reggente – poco importa. Quello che importa è il compiere una scelta netta e decisa che riguarda tutto il futuro della nostra regione. Avviare un rinnovamento di un intera classe politica regionale, di destra e di sinistra, che ponga come decisiva una scelta che vada contro il modello che fino ad ora c’è stato imposto. Una scelta che metta fuori dai partiti tutti gli uomini e le donne che hanno depredato questa terra e che, in un modo o nell’altro, hanno goduto di imbarazzanti appoggi. E questo vale a destra come a sinistra. Niente più silenzi e trasversalismi ma rinnovamento profondo. Mai più una telefonata come quella di De Rose. Mai più uomini politici alla Scopelliti.
Poi ci si potrà confrontare su modelli ed idee politiche, su progetti e candidati. Ma se si dovesse perdere ancora una volta la possibilità di cambiare rotta potremmo non avere più un Porto in cui portare in salvo la nave Calabria.
Alberto Laise componente segreteria provinciale SEL