Nel consiglio comunale ultimo del 14 marzo scorso accanto ai vari punti affrontati e approvati, si è registrato un momento di dibattito, prettamente politico, che ha visto da una parte il consigliere dell’Udc, Cataldo Russo, e dall’altra i consiglieri Giovanni Spezzano del Pd e Giovanni Torchiaro di Corigliano bene comune. Al centro del confronto, che comunque, ha occupato pochi minuti dei lavori, la questione legata ad una sorta di “attenzionamento” a cui ancora sarebbe sottoposto il nostro comune, da parte di prefettura e magistratura, a causa dello scioglimento dello stesso per infiltrazioni mafiose.
Secondo il capogruppo dell’Udc, Russo, “è ora di finirla, perché allo stato non c’è alcun attenzionamento da parte di chicchessia nei confronti della città di Corigliano”. Secondo, invece, il capogruppo Torchiaro così non è tenuto conto che Corigliano non può redigere il piano triennale delle opere pubbliche, ma solo il piano delle priorità da inviare alla prefettura per l’approvazione, inoltre i contratti locali di sicurezza, per i quali il comune dovrebbe ricevere quasi due milioni di euro per effettuare alcuni interventi su strutture esistenti nel territorio, sarebbero, sempre secondo Torchiaro, alcuni degli elementi che farebbero protendere per la tesi secondo cui l’occhio del “grande fratello” è sempre puntato sulla nostra città. Di questo avviso è anche il capogruppo del Pd Spezzano che nel corso del dibattito è intervenuto per dare man forte al collega Torchiaro. Qui non vogliamo certamente prendere posizione per l’una o per l’altra tesi, vogliamo invece far rilevare come l’argomento scioglimento consiglio comunale risalente ormai a quasi tre anni fa, sia sempre attuale, questo secondo noi perché in effetti sui fatti che hanno indotto nel giugno del 2011 l’allora Ministro degli interni, Roberto Maroni, a prendere la grave decisione, noi non abbiamo conosciuto sino in fondo la verità sui fatti. Soprattutto non abbiamo potuto, perché ancora segretata, prendere visione della relazione redatta dalla Commissione d’accesso che l’allora prefetto di Cosenza, Antonio Reppucci, inviò nel settembre del 2010 presso il comune. Infatti è da quella relazione che il prefetto Reppucci impostò la richiesta di scioglimento del Consiglio comunale, richiesta che come detto il ministro Maroni accettò. E’ proprio nelle pagine vergate dai commissari Mariani, D’Acunto e Lando che si potrebbe capire, fino in fondo, quali sarebbero state le commistioni tra potere politico, uffici comunali e criminalità organizzata. Affermiamo ciò perché solo in piccolissima parte si è recepito qualcosa, almeno per quanto riguarda la “soggezione” alla criminalità di alcuni settori del comune, allorquando la Commissione straordinaria composta da Scialla, Tarsia e Buda, chiese nel settembre del 2012 una ulteriore proroga del commissariamento dell’ente. E’ in quella relazione che, solo in parte, i commissari parlarono di autentiche incrostazioni di mala gestione della cosa pubblica, ed è stato proprio in virtù di ciò che il commissariamento venne prorogato fino a giugno 2013. E allora quello che sostiene il Consigliere Russo potrebbe essere anche vero, ma certamente non possiamo non essere d’accordo con gli altri due consiglieri Torchiaro e Spezzano. Affermiamo ciò perché solo la prefettura, il ministero degli interni e la Dda di Catanzaro conoscono fino in fondo gli esatti termini della vicenda. Questo perché questi organi dello Stato hanno tra le mani la relazione della Commissione d’accesso. Il Comune è o non è attenzionato da prefettura e magistratura ? Per quei pochi elementi che sono emersi in maniera indiretta da tutta la vicenda ci sembra che l’occhio del “grande fratello” sia ancora abbastanza vigile sulla nostra città. Ma la esatta risposta a questa domanda, secondo noi, la darà il tempo perché solo in un prossimo futuro potremo avere la certezza che Corigliano si è ridestata definitivamente da quei brutti momenti iniziati il 13 giugno 2011.
Natale de Floris