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Un’emergenza ad hoc tra Protezione (in)Civile e (dis)Onorevoli

Posted on Febbraio 25, 2014 By Redazione

Il  sottosegretario alla Presidenza, con delega alla Protezione civile regionale Giovanni Dima  da qualche tempo  non si vede più in giro. Come al solito quando il  nostro onorevole  ha  da rimetterci in termini di popolarità  si defila. Checché se ne dica di  questa storia sui  “Rifiuti” nel Porto di Corigliano è evidente che ,  sin dalla sua genesi, fosse operazione  ben chiara sia  a Giovanni Dima  che a Giuseppe Geraci,

non fosse altro che il primo è a capo della protezione civile della regione Calabria  e uomo di fiducia del presidente Scopelliti, il secondo invece è  compare del primo, Sindaco della Città di Corigliano  e padre di  Giovanni Luigi  esperto amministrativo inserito nell ’Unità organizzativa di progetto denominata «Rifiuti» nell’ ambito del Settore«Protezione dell’Ambiente e Qualità della Vita» del Dipartimento «Politiche dell’Ambiente».
Quel che, difatti, si vuole consumare a danno dell’ambiente e del territorio della Sibaritide ha, quindi, in queste persone  i referenti di precise responsabilità politiche.
Tra le tante  quella di aver di fatto impegnato un’infrastruttura per ragioni che sono facilmente intuibili e che tutti noi  cittadini invece speriamo  non vadano a  lor  buon fine. Così   che il porto di Corigliano ed  il territorio della Sibaritide   possano  presto liberarsi dall’ incubo di un’ emergenza ambientale, che -si ritiene-   dovrebbe durare lo stretto necessario,  ma che difatti, come spiegheremo nel prosieguo,è stata creata ad hoc per poter, senza colpo ferire,  drenare un centinaio di milioni di euro  provenienti da stanziamenti per l’ emergenza ambientale : « a tal fine, impiegando le risorse disponibili sulla contabilità speciale istituita ai sensi dell’ordinanza di protezione civile n. 2696/1997 e successive modifiche ed integrazioni, che viene allo stesso intestata fino al 31 dicembre 2013»;
Con  l’ O.d.C.P.C.  n- 57 del 14 marzo 2013 veniva quindi sancita la cessazione dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti del territorio della Regione Calabria, l’ “Ordinanza di protezione civile per favorire e regolare il subentro della regione Calabria – Assessorato alle politiche ambientali nelle iniziative già finalizzate al definitivo  superamento  della situazione di deficit nel settore dei rifiuti solidi urbani nel territorio della medesima Regione”(GUR  n” 69 del 22 marzo 2013).
 Così  il conferimento dei rifiuti urbani  rientra nelle competenze della Regione Calabria ,“individuando quale amministrazione competente al coordinamento delle attività necessarie al completamento degli interventi da eseguirsi nel contesto di criticità nel settore dei rifiuti solidi urbani nel territorio della medesima Regione l’Assessorato alle Politiche dell’Ambiente (Assessore Pugliano) e, nello specifico, il Dirigente generale del Dipartimento Politiche dell’Ambiente (Dr Gualtieri).” Ben due sono le ordinanze contingibili ed urgenti del presidente Scopelliti,  la n. 41 del 10 maggio 2013 e la n. 146 dell’11 novembre 2013,  che  “superano” in perfetto stile  politico nostrano  quell’ emergenza ambientale che in 16 anni  ha prodotto solo  danni e corruzione  oltre che indagini e sequestri di discariche e di  siti  non a norma.  Questo  accadeva anche ultimamente quando l’ufficio del Commissario era in capo al presidente Scopelliti o al nominato ex questore  di Reggio Calabria Vincenzo Speranza  che in tutta la sua efficienza ha prodotto la rimodulazione nel gennaio 2013 del piano della gestione dei rifiuti   e che  nonostante le integrazioni e le  modifiche ad oggi si presenta in tutti i suoi limiti, obsoleto e superato.
Comunque sia,  il vigente Piano Regionale aveva fissato, in linea con il D. Lgs. 152/2006 i seguenti obiettivi di raccolta differenziata:
· Almeno il 35% entro il31/12/2006
· Almeno il 45% entro il31/12/2008
· Almeno il 65% entro il 31/12/2012
Questi obiettivi ,come ovvio, sono stati del tutto disattesi, con grave inadempimento delle varie direttive europee e  comminazioni di sanzioni che  verranno pagate  da noi calabresi attraverso tributi Tarsu\Tares  e che graveranno su quei comuni che non hanno  raggiunto le quote di differenziata (a parametro di riferimento come sopra) secondo il principio  del “chi inquina paga”.
 Ma perché, quindi, i comuni calabresi, tra cui ovviamente Corigliano,  non riescono a realizzare quel che la Comunità europea adesso impone a suon di sanzioni ? Cioè ,perché  non si  riesce a differenziare il rifiuto?
La risposta più semplice potrebbe  essere quella solita e cioè che  i calabresi sono cittadini incivili e sporcaccioni, quindi è giusto che paghino il triplo, o il quadruplo della Tarsu\ Tares rispetto ai comuni più virtuosi del nord Italia. Ma non è così! Come è noto da cronache recenti : ”I sette impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) esistenti in Calabria (Rossano, Siderno,Catanzaro, Lamezia Terme, Reggio Calabria, Gioia Tauro, e Crotone) dovevano fornire materiale idoneo da bruciare nell ’inceneritore di Gioia Tauro, ma questi impianti si limitano, come certificato dalla stessa Commissione Parlamentare d’inchiesta, ad eseguire una “semplice vagliatura”  con conseguente produzione di un Cdr di pessima qualità che va a finire principalmente in discarica mentre a Gioia Tauro si inceneriscono i rifiuti di altre regione.”
Ma come è stato possibile, nonostante si sia speso più di  un miliardo di euro per l’emergenza, non adeguare questi impianti? La verità è che in questi anni, l’ ufficio del commissario per   uscire dall’ emergenza è stato utilizzato, difatti, solo per prorogarla l’emergenza, per trarne vantaggi  facendola  durare il più possibile e offrendo  appalti ed incarichi per rifocillare   le clientele che ben ripagano  in termini elettorali.
E non è solo un modo di dire, nel nostro piccolo  e  per meglio comprendere basterà verificare attentamente  il capitolato d’appalto  RSU –RD del nostro comune  per rendersi conto che c’è qualcosa  che non va nell’ espletamento del servizio dei rifiuti. Non solo gli adempimenti contrattuali nel capitolato speciale  non vengono assolti dall’ impresa ECOROSS,mancando così di offrire i servizi minimi alla città, ma è possibile , ironia della sorte ed in barba alle leggi antimafia, che  vi siano in circolazione più capitolati d’appalto  e tutti diversi, a secondo della convenienza.
In quello timbrato e firmato della S.U.A. (Stazione unica appaltante) prot. n. 4115 del 28 Gennaio 2011 vi è, ad esempio,  il paragrafo n.51.-Pulizia spiaggia-   che risulta del tutto omesso nel capitolato in dotazione  ai consiglieri della commissione ambiente  che in questi giorni ne hanno fatto espressa richiesta. Tanto  significa che il Comune di Corigliano, con danno al cittadino utente, paga  la pulizia di circa 15 Km di  spiaggia come di un servizio  a parte , un extra con notevole aggravio di spesa.  Ed ancora,  alla voce  spazzamento  giornaliero delle strade cittadine  art.41 alla pag 24( si veda l’elenco del capitolato) vengono elencate  tantissime strade chiuse da anni , interi quartieri crollati da almeno 20 anni in cui  nessuno più vi abita. Ma non solo,   le strade  in elenco non  sono mai state  spazzate giornalmente se non quelle centralissime e quelle dove il servizio si rende strettamente necessario.Questo accade perché chi dovrebbe controllare affinché il servizio  venga svolto in ottemperanza al contratto ed al capitolato omette di farlo. Ed è chiaro che vi è un responsabile ed un ufficio ambiente che dovrebbe garantire  che tutto venga osservato scrupolosamente  ma,ovviamente  nulla di tutto questo avviene.
Difatti, vi sono conflitti d’interesse in atto e clientele che si annidano in questi escamotage e  ovviamente , c’è chi   approfitta  della situazione per : far  carriera politica  o dirigenziale, occupare un parente, un affine, un caro amico. Ovviamente i costi di questi oneri e favori gravano sulla pelle di noi tutti e ovviamente  sull’ ambiente . Non è un modus operandi nuovo insomma quel che in questi ultimi tempi si sta verificando  in Schiavonea: c’è chi già  promette posti di lavoro nel porto, non più nel settore pesca ma in quello delle “ecoballe”, richiedendo persino il curriculum vitae.
Chi deve indagare  e verificare, quindi,  gli eventuali reati in materia ambientale  ed amministrativa  non sono i cittadini che  certo non si sottraggono a segnalare le inadempienze  e le irregolarità , a denunciare  i gravi disservizi subiti , seppur il punto dolente resta il perché non sia mai partita la differenziata che peraltro è  parte integrante del capitolato speciale d’appalto che l’impresa Ecoross  dovrebbe, alla lettera, rispettare, ed il Comune nella persona del suo legale rappresentante far osservare.  Ecco,dunque, l’emergenza da dove proviene, da un surplus di rifiuto che non viene volutamente  differenziato e che rappresenta  il 90% del totale, la ragione stessa del capitolato  Speciale d’appalto allegato A al D.D.G(.Decreto del Direttore Generale) n. 16993 del 10 12 2013  in deroga all’art. 7 (trattamento TMB) del D.lgs n.36/2006  che vede il Porto di Corigliano quale sito individuato per lo stoccaggio, il carico, il trasporto del rifiuto indifferenziato “tal quale” che , con codice CER (catalogo europeo del rifiuto) 20.03.01,  fatto ogni scongiuro,  approderà nei Paesi bassi  sin da quest’estate ,come una brodaglia fermentata, per riscaldare il fresco  cuore d’Olanda . In definitiva questi novanta milioni di euro in rifiuti “tal quali”  potevano essere  risparmiati conseguendo anche solo il 50% del rifiuto differenziato in Calabria. Ma siamo in Italia  e questi milioni di euro  dovevano essere  “ben spesi” entro il  31 dicembre 2013 ed ecco perché l’emergenza doveva protrarsi ancora  e sotto mentite spoglie per altri 24 mesi.

Tanto si doveva 

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