Piango la prematura scomparsa di Gigliano Fiorentino. Piango la morte di un amico, oltre che collega. Piango la morte di un uomo che non ha mai piegato la schiena. Ricordi suoi, tanti. Sarà stato forse il segno del destino che quel venerdì 17 gennaio io insieme a Luigino siamo stati i primi a prestarti soccorso. Insieme a Gino abbiamo cercato di tirati su, di non credere che il tuo fisico fosse crollato di colpo. Abbiamo cercato, con la disperazione di chi non è preparato a quei momenti drammatici, di fare di tutto, per sentirti reagire alle nostre sollecitazioni.
Ma quando Gino mi ha fatto notare la tua gamba destra che era completamente abbandonata a se stessa, allora il terrore mi ha assalito. Il resto è stato tanto amore e affetto attorno a te da parte di tutti i colleghi. Abbiamo cercato di fare di tutto, ma purtroppo, tutto alla fine è risultato vano. Oggi a distanza di otto giorni ci hai lasciato, senza mai più riprendere conoscenza e profferire parola ai tuoi cari. Ricordo quel maledetto venerdì, l’arrivo precipitoso di tua moglie, donna forte che quotidianamente si trova in prima linea a lenire il dolore degli altri che, però, quella mattina a vederti li steso sul pavimento è crollata dal dolore. Come ci mancherai caro MAESTRO Gigliano, perché a me piaceva chiamarti così: MAESTRO. Perché lo eri e lo dimostravi quotidianamente. Avevi dato tutto te stesso per quella nobile arte che è il Tae kwon do. Da anni avevi avviato una splendida palestra, riuscendo a tirar fuori tanti atleti anche di valore agonistico, anche se il tuo obiettivo principale era quello di contribuire alla loro formazione umana. Ecco perché eri il MAESTRO. I ricordi di te, come dicevo, sono tanti. Su tutti mi tornano alla mente le tue “incursioni” nel nostro ufficio “Per spezzare la monotonia” ci dicevi, e le tue “incursioni” erano sempre azzeccate perché ci facevi divagare da una quotidianità che ti imbruttisce l’animo e rende difficili i rapporti con gli altri. Eri unico nel tuo modo di essere, leale, buono e soprattutto allegro e simpatico come pochi, riuscivi a rallegrare e far ridere sempre chiunque anche in un momento drammatico. Un giorno caro amico, se davvero esiste un aldilá, ci rivedremo. Desidero dirti caro Gigliano, quanto mi manca la tua amicizia e quanto, ne sono sicuro, mancherà a tutti i tuoi colleghi. Non ti dimenticheremo mai Gigliano, ne io, ne gli altri colleghi,che abbiamo avuto il piacere di averti come amico!
“Congedo” di Sergej A. Esenin
O caro amico, ci vedremo ancora,
ché sempre nel mio cuore tu rimani.
Ormai di separarsi è giunta l’ora,
ma promette un incontro per domani.
O caro amico addio, senza parole,
senza versare lacrime o sorridere.
Morire non è nuovo sotto il sole,
ma più nuovo non è nemmeno vivere.
Giacinto De Pasquale