Mi domando: è questa la realtà in cui viviamo? E’ questo il risultato delle promesse che da sempre riceviamo in prossimità delle svariate campagne elettorali che si sono susseguite negli anni addietro? Sono deluso, sono depresso, sono arrabbiato, e mi sento anche impotente di fronte a questa deprimente realtà.
Questi i fatti.
Muore mio padre, il 28 dicembre. Nella sofferenza bisogna pensare a tutte le pratiche burocratiche e materiali che l’evento comporta. Nell’umiltà nelle quale siamo stati educati a vivere, desideravamo una degna sepoltura, come meritava, e come merita qualunque persona che ha fatto dell’onestà e del lavoro i valori fondamentali sulla quale ha costruito la propria famiglia.
Prima sorpresa: non ci sono posti disponibili per la tumulazione. Ci viene comunicato dai responsabili comunali che bisogna aspettare qualche giorno, sono in fase di ultimazione alcuni loculi, pertanto bisogna portare un po’ di pazienza. Nella cosiddetta camera mortuaria troviamo altre bare in attesa di sepultura. Il numero aumenta col passare dei giorni. Si arriva a quindici. Ma come è possibile?? Passano i giorni. Dopo dodici lunghi giorni veniamo informati che bisogna provvedere al versamento della quota relativa alla concessione per l’utilizzazione del loculo assegnato. Provvediamo. Il giorno successivo siamo tutti al cimitero, la mia famiglia e quelle di altri defunti, per compiere l’ultimo atto di questa sofferenza infinita. Si trasportano le bare su carrelli di fortuna fino al luogo preposto per la sepoltura. Mio padre è il primo. La bara viene caricata su un carrello elevatore perché doveva essere tumulata al primo piano di quella che è la nuova struttura adibita allo scopo. Ma qui l’amara sorpresa. L’impresa appaltatrice dei lavori aveva appena terminato di stendere del cemento fresco nei loculi. La tumulazione non poteva avvenire. Si discute, con la bara ancora sul carrello elevatore, Il funzionario di turno, comprendendo la situazione grottesca, autorizza la tumulazione in un loculo più elevato, libero da qualsiasi concessione. Andiamo avanti. Mio padre viene tumulato. Si provvede a murare. Viene scritto anche il nome. Tutto era compiuto. Ci siamo sbagliati. Nel pomeriggio i vertici comunali del ramo, aggrediscono verbalmente e violentemente il funzionario di turno al cimitero che non doveva permettersi di autorizzare la tumulazione in un loculo diverso da quello assegnato. A niente sono valse le spiegazioni avvalorate anche dalle foto relative alla difficoltà oggettiva che avevano spinto il funzionario ad autorizzare la tumulazione in un loculo diverso. La salma doveva essere spostata. E’ cosi è stato. Il giorno successivo abbiamo trovato il loculo già aperto, e se non c’era nessuno di noi familiari avrebbero provveduto comunque al trasferimento della salma nel loculo assegnato.
Sono due gli aspetti fondamentali di questa triste storia.
Il primo, puramente morale. Dov’è il rispetto per i defunti. Per le persone che neanche dopo morte riescono ad avere considerazione. Quale dignità possono avere coloro che trattano i sentimenti, il dolore per la perdita di un familiare, come valori inutili. Come si può agire con violenza verbale e anche pratica, costringendo praticamente con la forza a compiere determinate azioni. Bastava chiamare noi, spiegarci la situazione , senza bisogno di far valere questa pseudo autorità. Abbiamo vissuto una sofferenza indescrivibile. Mio padre che veniva sballottato dopo 12 giorni dalla morte , per mere motivazioni burocratiche. E’ stato vergognoso.
Il secondo aspetto dovrebbe aprire gli occhi alle autorità competenti, perché approfondiscano, verifichino se e dove sono le inefficenze e perché non vengono presi provvedimenti. E’ possibile che si proceda alle tumulazioni in un cantiere aperto dove l’acqua ci colava addosso , col rischio che anche il cemento ci ricopriva le teste. E’ possibile che chi era preposto non fosse a conoscenza della impossibilità a procedere alle tumulazioni in quanto i lavori non erano ancora ultimati? E’ possibile che noi cittadini dobbiamo sopportare questi atteggiamenti e restare in silenzio, testimoni di accuse reciproche tra dirigenti e personale vario del comune, nel momento più triste della vita di una persona, quella della morte di un padre?
Se c’è un po’ di coscienza, un po’ di dignità queste cose non devono succedere mai più. A me resta l’amarezza di non aver potuto dare a mio padre la pace e la serenità che meritava dopo essere volato in cielo. E gli chiedo scusa. Tutti siamo figli, nessuno escluso.
Ciao papà