Vorrei in questo, apparentemente, triste e per alcuni aspetti, anzi moltissimi, austero Natale condividere con la città questo momento. E’ vero bisogna prendere atto che le cose non vanno bene. Che sicuramente, per i prossimi anni, dovremmo ulteriormente stringere la cinghia. Ma non disperiamo. Riempiamoci il cuore di tanta speranza.
Anzi in questo Natale facciamo “scorta di speranza”. Come dice Primo Mazzolari “La speranza vede la spiga, quando i nostri occhi di carne non vedono che il seme che marcisce”.
Dunque facciamo nostra questa lettera e regaliamoci questo messaggio.
Cara città,
vorrei affidare a ben altro che a un foglio di giornale il mio augurio di Buon Natale per te.
Vorrei, se mi fosse concesso, lasciare nella mezzanotte il trasognato rapimento della liturgia, e aggirarmi per le tue strade, e bussare a tutte le porte, e suonare a tutti i campanelli, e parlare a tutti i citofoni, e dare una voce sotto ogni finestra illuminata, e dire a ognuno:” Non scoraggiarti: è nata la speranza!”.
Vorrei recarmi sul litorale, dove il mare è più buio, e affidare al concerto della risacca frammenti di antichi ritornelli pastorali perché le onde brontolando li portino lontano:”E’ nato il Redentore!”.
Vorrei stringere la mano di tutti, dei bambini e dei grandi, dei ricchi e dei poveri, e fissare gli occhi della gente, e ripetere a ognuno che, se la tregua santa del Natale si allargasse a tutti i trecentosessantacinque giorni dell’anno, la vita sulla terra sarebbe più bella: senza sfrattati, senza disoccupati, senza infelici, senza famiglie divise, senza cuori delusi, senza tragiche solitudini.
Vorrei poter disegnare la mappa delle sofferenze più atroci della città, e individuare le disperazioni più crude, e isolare la fontana delle lacrime più amare, e prendere per mano chi non sa che farsene di questo Natale, e condurlo con me nella cattedrale. E lì, nel silenzio della navata rimasta deserta dopo il tripudio della mezzanotte, avvolta ancora da tepori d’incenso, indicargli una capanna, e nella capanna un bimbo, e dirgli che proprio da lì è sgorgato il rigagnolo della “santa allegrezza”. Destinato a divenire torrente e poi fiume e poi oceano.
Nel quale tutti siamo chiamati a naufragare.
Buon Natale, cara città.
+ don Tonino.
Auguri ad ogni singolo abitante di questa città!
Elvira Campana