Ancora un tentativo di suicidio. Questa volta di un caro amico, che ha provato a togliersi la vita, causa crisi. A spingerlo a farlo è stata la disperazione, e forse un eccesso di dignità. Penso abbia preferito la morte al disonore di non poter fare fronte ai propri impegni, a cominciare da quelli del buon padre di famiglia. Ne scrivo, col cuore a pezzi, non solo per manifestare tutto il mio sconforto nell’apprendere di un gesto così terribile,
per fortuna senza conseguenze, ma per muovere critiche e lanciare accuse più che giustificate a un’intera classe dirigente, locale (e non solo), che troppo spesso non dà voce o giusta attenzione a coloro che soffrono e vivono momenti di disagio. In fondo chi pensa di guidare questo territorio deve lottare affinché sulle vicende delle persone in difficoltà non scenda il velo dell’oblio.
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