L’Amministrazione comunale di Corigliano soffre di un malessere tremendo e per la democrazia e per i suoi effetti nefasti e, per alcuni aspetti, anche tragici: l’ambiguità. A parole si pronuncia bene ma non altrettanto si può dire che faccia lo stesso. Essa, il sindaco in testa, si muove con avidità di apparire presente agli eventi e alla vita sociale e politica della nostra comunità. Ma questa avidità di “sembrare”, di far apparire la propria presenza come vera è solo un’illusione che dura un istante, giusto il tempo di una stretta di mano,
di una fotografia, di un’immagine di apparente positività, o, se volete, una mera rassicurazione simbolica che l’istituzione è presente e vicina alla città e ai suoi cittadini da dare in pasto a quella che ordinariamente, o in gergo, viene definita opinione pubblica. E questa è una realtà che fa impallidire, e che tarpa le ali alla speranza, poiché al sogno della possibilità di vedere i nostri contesti di vita quotidiana migliorare nella loro vivibilità si sostituisce la delusione di un futuro alla stregua di quella negatività, insita in un precisa mentalità, o se volete una sub cultura, improntata all’egoismo e alla mania – o smania – di protagonismo, di occupare la “scena” e basta. Questo altro mio intervento, in questa sede, è stimolato da un fatto, politicamente, e civilmente, e socialmente ben preciso, che definirlo un’ indecenza è poco definirlo una vergogna non ci si sbaglia, e mi riferisco ai 40 bambini e ragazzi disabili che nei prossimi giorni si vedranno negato il diritto – sacrosanto in ogni paese civile, in ogni comune d’Italia, fosse anche il più sperduto – di avere l’assistenza sociale necessaria e di poter essere trasportati, usufruendo del servizio comunale, così come da tanti anni accadeva nel nostro comune per essere trasportati nelle rispettive scuole di appartenenza. Un servizio che veniva svolto da una Cooperativa ricadente nel territorio comunale, la quale provvedeva a tutte le tutele dei ragazzi portatori di disabilità per favorire la loro partecipazione e inclusione sociale, permettendogli verosimilmente di poter interagire con gli altri loro coetanei, studenti e amici, con l’ambiente della scuola e della formazione. Un servizio, questo, il cui costo, annuale, per l’ente Comune era per un totale di 30.000.00 € . Ebbene è notizia, fresca di questi giorni, che il Sindaco Geraci e la sua giunta hanno revocato l’erogazione di tale servizio con la motivazione che non ci sono soldi. Cioè non ha neanche ascoltato le famiglie che usufruivano di tale servizio, non ha mai convocato la succitata cooperativa per vedere magari come porre soluzione, in qualche modo, magari modificando qualche aspetto atto a ridurre i costi dello stesso servizio, non ha sentito altri soggetti preposti a effettuare tali sevizi, ma ha proceduto, tacitamente, in piena autonomia, a revocare il servizio. Mi chiedo, amici cittadini, il sindaco Geraci per intitolare una semplice piazza è disposto a spendere soldi pubblici per un importo di più di 11.000.00 €, l’Amministrazione comunale delibera incarichi esterni, soprattutto ad avvocati, per il costo di svariati mila euro e poi, per erogare un servizio, come quello discusso qui, in questa sede, non ci sono soldi. Ebbene è questa la nostra realtà sociale, comunitaria, culturale e politica. La presenza s’intende come l’apparizione dell’esserci, cioè un sorriso, una stretta di mano, una pacca sulle spalle, un breve comizietto se, possibilmente, ci “scappa”. E paradosso del paradosso, sabato pomeriggio, alle 18.00 il sindaco Geraci e la sua amministrazione hanno partecipato a un convegno, le cui spese non sappiamo a quanto ammontano nè a carico di chi sono, in cui si è parlato di bambini e d’infanzia. A voi, cittadini, le vostre riflessioni.
Cordialmente, Giuseppe C.