Ma cosa sta succedendo in città ? Nelle mani di chi è finito il controllo del malaffare ausonico ? Le forze dell’ordine sono in grado di poter porre un freno a questa sorta di “guerra” che sta incominciando ad allarmare i cittadini ? Sono tutte domande, più che legittime, che i cittadini rivolgono alle istituzioni all’indomani dell’ennesima notte di roghi che ha inghiottito tre mezzi, ma soprattutto ha messo in serio pericolo l’incolumità di una famiglia che abita nello storico palazzo Abanante che si trova proprio nei pressi del castello ducale a Corigliano Centro.
In un solo colpo “l’anonima cerini” ha completamente distrutto un furgone, due autovetture, mentre una terza è rimasta, per fortuna, colpita leggermente. Erano da poco passate le 2 quando gli abitanti di piazza Compagna sono stati svegliati da alcuni scoppi, ma soprattutto da un densa coltre di fumo nero, a quel punto si sono affacciati dalle finestre ed hanno visto le lingue di fuoco alzarsi da un furgone Fiat Scudo parcheggiato nei pressi di palazzo Abenante. Subito hanno chiesto l’arrivo dei vigili del fuoco, ma nel frattempo, però, le fiamme di estendevano ad altre tre macchine parcheggiate nei pressi, una Peugeot 206 S.W. e una Peugeot 206 che andavano completamente distrutte, mentre una Fiat 600 parcheggiata nei pressi subiva solo lievi danni. Ai vigili del fuoco di Rossano si presentava una scena apocalittica, gli stessi cercavano di limitare i danni, ma senza risultati concreti, in quanto il Furgone di proprietà di un bracciante agricolo rumeno più le due macchine di proprietà di due coriglianesi andavano completamente distrutti. Le fiamme interessavano anche il portone d’ingresso di palazzo Abenante che andava completamente distrutto. Sul posto i vigili trovavano una bottiglia contenente del liquido infiammabile, segno inequivocabile questa volta che gli autori hanno voluto lasciare traccia. Ma cosa sta succedendo ? Gli inquirenti non si sbilanciano, anche se cominciano ad emergere le prime ipotesi. Alla criminalità organizzata locale non starebbe più bene la folta presenza di lavoratori agricoli stranieri. Questa presenza di fatto precluderebbe la possibilità ai lavoratori locali di poter trovare occupazione nei campi. Da qui la “decisione” di indurre gli stranieri ad andare via, di scegliere altre zone della Calabria, perché qui devono lavorare solo locali. E’ chiaro che se questa è l’idea della mala locale, l’ondata di atti intimidatori non si fermerà, ma anzi, purtroppo, continuerà con tutte le conseguenze che è ben facile immaginare.
Giacinto De Pasquale