Riscontriamo basiti l’articolo apparso sul Quotidiano di ieri, mercoledì 25, nel quale la Vice Presidente della giunta regionale, Antonella Stasi, licenzia, molto semplicisticamente, la realizzazione dell’aeroporto della Provincia di Cosenza, in quanto non contenuto nel Piano dei Trasporti Regionale. Strano!!! Nel precedente Piano dei Trasporti c’era, l’ha tolto l’attuale giunta per poi dire, ai non bene informati, che, se non c’è nemmeno nel Piano dei Trasporti è evidente che non si può fare.
La domanda è: “ perché la giunta regionale della regione meno sviluppata d’Italia continua a sotto svilupparsi ed invece di chiedere e magari pretendere più infrastrutture per lo sviluppo dell’intero suo territorio, si autolimita, oserei dire, si auto castra, addirittura togliendo dalla sua programmazione alcune infrastrutture cruciali già precedentemente previste”.
Nel corpo dell’articolo la Stasi tenta un recupero e ci rassicura dicendo che, nei prossimi 30 anni, ci sarà un incremento dei passeggeri e quindi, tra 15-20 anni, ci potrà essere, condizionale di ferro, un quarto scalo.
La domanda è: “ l’imprenditoria della Calabria Citeriore, che è candidata a non avere nessun servizio aeroportuale per i prossimi 30 anni, sarà sopravvissuta in un mondo che già ora si muove solo su ali?”, ed ancora “ perché questi discorsi aulici ce li fanno sempre cittadini della Calabria Inferiore equipaggiati da ben tre aeroporti ?, non sarebbe carino se si mettessero una buona volta nei nostri panni? “.
Fuori dal blù salta Michele Lucente, Presidente della Confindustria Crotone, meravigliandosi che ancora si osi parlare dell’aeroporto della Provincia di Cosenza, visto che gli altri sono in difficoltà economiche, ed, abbracciato al suo aeroporto, mai stato in utile dalla sua costruzione, taccia noi di campanilismo.
Anche lui, però, lancia una solida ancora di salvezza invocando la realizzazione di servizi navetta come panacea di tutti i problemi, il che fa pensare che il suddetto presidente non ha mai percorso la leggendaria ss106 da Crotone a Sibari, sicuramente non con un orologio in mano.
Purtroppo, gentili signori, non è così.
Il semplice ma implacabile teorema dello sviluppo di un territorio è unicamente basato sulle infrastrutture.
Per sincerarsi di questo basta guardarsi intorno, fuori dall’Italia, beninteso, in che maniera paesi come Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia, Egitto, etc. hanno avviato il loro sviluppo.
A noi restano mille alibi, l’esigenza di salvare degli scali che non hanno mai avuto ne mai avranno un futuro economico in positivo e che comunque forse è utile che vadano difesi, ma in nome di questa, seppur disperata, difesa, non è bello cercare di affossare la realizzazione di un altro scalo, l’ unico, per l’altra metà di regione che ad oggi non ha neanche un aeroporto, non ha una ferrovia efficiente e beneficia, alla faccia della destagionalizzazione, di una pseudo autostrada solo per 1 mese l’anno.
Perché la nostra classe dirigenziale, la nostra politica, non sale sui tavoli del parlamento, non batte i pugni per ottenere infrastrutture, ferrovie, strade, autostrade, aeroporti, fondi per i nostri beni culturali, riqualificazioni ambientali, sponsorizzazioni per il turismo, etc., invece di alimentare questa inutile guerra tra poveracci dove ci si scanna tra morti di fame a colpi di esclusione dai piani di trasporto, di navette assurde, di scarsa organizzazione, con intorno il resto del mondo, anni luce più avanti di noi, che ci guarda da sopra le spalle e sorride, intuendo questa mediocre mentalità da orticello che non ci ha fatto ne ci farà mai crescere.
Luigi Sauve
Le ali per Cosenza