Il compito di un’amministrazione comunale non può non essere che quello di dare risposte ai cittadini. Se queste risposte sono anche il frutto di un ragionamento e di una discussione con la città, oltre che con tutte le istituzioni che compongono l’amministrazione cittadina, ivi compreso il consiglio comunale, il risultato che si ottiene sarà senza dubbio ottimale.
Tutto questo, a nostro avviso, dovrebbe guidare l’amministrazione comunale nella gestione, che con il passare dei giorni e con l’assunzione di posizioni ed azioni sempre più intransigenti da tutte le parti in causa, inerente il complesso di San Francesco e lo spostamento delle scuole materne ed elementari per trasferivi gli uffici del Giudice di Pace. Tale scelta, che sia più o meno giusta, interessa oltre 130 bambini e quindi deve tenere conto di interessi diffusi e particolari che non possono non essere vagliati con attenzione. Di una cosa siamo certi: a tutt’oggi non vi è la disponibilità del dirigente scolastico e del consiglio d’istituto a cedere l’uso delle scuole. Gli interessi che vanno a confliggere sono diversi e tutti egualmente importanti. Quello che è certo se si procedere con atti di forza, con denuncie a prefettura e carabinieri, si rischia di strappare in maniera definitiva il rapporto di fiducia con una parte importante della nostra città.
Crediamo che l’unica soluzione praticabile sia, appunto, quella del dialogo, del confronto paritario e della condivisione. Nelle parole delle “mamme ribelli” troviamo domande legittime sulle condizioni dei locali che dovrebbero accogliere i bambini, che al momento sono in condizioni fatiscenti e che hanno effettivamente bisogno di un intervento ben articolato, troviamo ragionevoli le questioni poste sul traffico e sulla possibilità che l’amministrazione preveda l’utilizzo di autobus per il trasporto degli alunni, troviamo corretto anche ragionare sulle possibili alternative alla sede del Giudice di Pace. Al tempo stesso non neghiamo l’importanza del mantenimento dello stesso Giudice di Pace nel centro storico cittadino. Quindi, appare evidente, che ci siano interessi, tutti legittimi e tutti da tutelare, che in questo momento si trovano a confrontarsi.
L’unica strada percorribile è quella di un’assemblea pubblica, di un consiglio comunale aperto, che discuta della soluzione da prendere. Si confrontino le istituzioni politiche e quelle scolastiche, ragionino e trovino un punto d’equilibrio nell’interesse della città e dei suoi cittadini più esposti in questo momento: quei 130 bambini. Si scelga la strada del dialogo e non ci si infili in una sterile guerra di posizioni e di potere. Non si proceda nella direzione intrapresa dalla passata amministrazione prefettizia che ha dato il via ad un iter privo di confronto e di dialogo.
Credere di poter imporre la propria volontà con la forza, anche se si dovesse avere ragione in via di principio, sarebbe l’errore più grave. Significherebbe rifiutare il dialogo con i cittadini, significherebbe non iniziare quell’opera di recupero di credibilità e di fiducia che dovrebbe essere alla base di qualunque amministrazione. Scelga il Sindaco la strada del confronto con la sua città, non si nasconda dietro la fascia, non imponga la sua idea, che potrebbe anche essere l’idea della maggioranza, attraverso l’uso delle forze dell’ordine.
Gli stessi giudici, la Dott.ssa Rinaldi e il Dott.Tocci, intervengano per aprire questa fase di dialogo e di rassicurazione con dei cittadini, che in questo caso sono anche padri e madri, che devono accettare l’ennesima espropriazione di un qualcosa che fa parte del loro patrimonio culturale ed urbanistico. Perchè, non dimentichiamolo, un giudice di pace è molto importante, ma la chiusura di una scuola lo è altrettanto.
SEL Corigliano Calabro
PSI Corigliano Calabro