L’augurio della Dirigente Scolastica del Comprensivo Erodoto e dell’ITG Borsellino di Corigliano/Rossano, Susanna Capalbo. Lo fa in una “lettera al contrario”, a nome degli studenti, immaginando la scuola che vorrebbero. Condividendo le parole di Malala, la ragazza Pakistana che, nel suo discorso all’ONU ha affermato: “Un bambino, un maestro, una penna e un libro possono fare la differenza e cambiare il mondo.”
Lettera (al contrario) della Dirigente per nome e conto dei suoi studenti.
Cara Dirigente, care Maestre e Prof,
per questo nuovo anno io vorrei qualcuno che mi dicesse qualcosa di nuovo, di diverso, perché ognuno cominci …senza annoiarsi. E venga a tutti il desiderio di iniziarlo quest’anno scolastico. Poiché come i bambini, l’orecchio acerbo funziona benissimo anche da grandi, e per fare bene le cose occorre appassionarsi.
Io vorrei qualcuno che mi dimostri che la scuola non è un altro mondo. È il mondo e quindi vale la pena starci. Che l’impegno vale la candela. E che, soprattutto, impegnarsi non solo deve riempire la mia vita ma anche quella dei Presidi, dei miei insegnanti e di tutto il personale che lavora nelle nostre scuole. Fatemi vedere, cari tutti, che oggi non vi pentite per avere speso tempo negli studi, negli sforzi, nei sogni per trasmettermi la vostra esperienza , il vostro sapere e saper fare. Dimostratemi che è tutto vero, che siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e di indispensabile. Voi lo possedete questo dono e volete regalarmelo. Datemelo con l’allegria dei pacchi dono di Natale. Vorrei trovare scuole con un loro nome e cognome anche negli spazi. Dove la bellezza è la colonna sonora di tutti gli ambienti. Perché si apprende meglio in una scuola dove circola la bellezza e non l’incuria, la pulizia e non la sporcizia e dove chi ci lavora tiene agli spazi come e quanto fa con quelli di casa propria. Vorrei leggere nei vostri occhi tanta curiosità e meraviglia per la gioia di ritrovarci insieme dopo l’estate. Senza musi lunghi. Senza la noia che si taglia nei vostri occhi tanto è spessa. Da dove devo prendere il mio entusiasmo se non da voi adulti che il destino ha posto sulla mia strada? Siate veri. E se no…..conterò i giorni fino alla chiusura dell’anno scolastico. Farò altro. Penserò ad altro. Navigherò per altri mari, forse anche pericolosi e in tempesta. E sarà difficile venire a riprendermi. Vi chiederete poi perché e per come. Darete la colpa alla famiglia, dimenticando che per molti di noi la scuola è spesso la famiglia che non abbiamo. Farò altro quindi. D’altra parte, se recitate voi, se non ci credete voi …..non ci credo neanche io.
E basta con il pianto greco del vostro lavoro sottopagato. Non è colpa nostra, non di noi ragazzi. Raccontateci invece di quanto anche voi vi stupite pensando alla magia della luna dentro cui si sono specchiati gli uomini di tutti i tempi. Spiegateci perché le lucciole brillano nelle notti d’estate. Diteci come fanno le api a ripetere nella loro vita un sistema sociale ordinato. Quante cose potreste spiegarci con lo stupore e la meraviglia dei bambini. Questo vorremmo da voi e sí che il tempo passerebbe veloce. Allenateci a costruirci un futuro con la nostra testa. Fateci conoscere la storia di uomini e donne che hanno lasciato un segno nel tempo, così da poter incoraggiare il nostro spirito a fare come e meglio di loro. Dobbiamo sapere per cosa vale la pena giocare la partita della vita.
Occorre che impariamo a conoscerci, scoprire i nostri talenti, i nostri sogni, le nostre passioni. Come possiamo riuscire se non vediamo e non sentiamo in voi nulla di tutto questo?
Metteteci alla prova. Descriveteci oltre i voti, senza frasi fatte e scontate. Aiutateci a pensare con la nostra testa, disprezzando i luoghi comuni e “il così fan tutti”. Questo vorremmo fosse il DNA dei nostri progetti di vita, figli di quei sogni che voi ci dovete aiutare a fare e realizzare, viaggiando sulle strade di un sapere indiviso, unitario. Come unica è la condizione dell’uomo.
E poi vorremmo insegnanti che non parlano male l’uno dell’altro. Non ci vuole molto. Noi rappresentiamo la necessità che il vostro lavoro sia pacifico e condiviso. Fateci vedere e sentire che l’arcobaleno della pace è la lettera maiuscola dei vostri legami, anche se di natura professionale.
E infine, insegnateci a indignarci lasciando l’ignavia ai traditori e ai vigliacchi. Insegnateci a combattere se la causa é a favore dei diritti delle persone. Rendeteci forti per affrontare le giuste battaglie. Non privateci della speranza che un mondo giusto è possibile.
Se farete questo e altro come questo, vi ricorderemo
E di generazione in generazione il vostro esempio si tramanderà agli uomini di tutti i tempi.
Susanna Capalbo, per conto degli studenti
(Cfr. A.Avena in “Avvenire”){jcomments off}