In più di una circostanza ho sentito doveroso dire la mia e, se del caso, scagliarmi anche contro il partito con cui ho deciso di tesserarmi, il Partito Democratico. In diverse circostanze mi sono trovato a voler ribadire le logiche di partito poco chiare sottese al raggiungimento di un traguardo che non fosse il bene comune. Logiche che in più di una circostanza ho affermato avessero poco o nulla di “Democratico”. Eppure, nonostante ciò, credo che non tutto debba esser gettato alle ortiche. Per tale motivo, dopo aver letto con molta attenzione lo scritto di Giorgio Luzzi pubblicato sul blog di Corigliano Calabro, colgo l’occasione per ribadire, anche in questa sede, alcuni aspetti che ritengo fondamentali.
In primo luogo, sarebbe curioso sapere se l’euro scommesso è da intendersi per singolo votante o meno. In entrambi i casi, è d’uopo osservare che l’euro scommesso sarebbe comunque perso. Infatti, non “tutti” saliranno sul carro di Matteo Renzi.
Sarebbe curioso, inoltre, capire il motivo per il quale si spendono fiumi di parole per trattare questioni interne al PD. Seppur esistono faide e diatribe all’interno di un gruppo (e ben vengano in un contesto che sia democratico purché sempre costruttive), non capisco il motivo per cui occorra ricamarci su da un non appartenente alle file del PD. Addirittura avanzando delle proposte su chi debba essere “a capo del PD locale”. Tale questione sorprende. Nulla da dire sul nome proposto, sia ben chiaro, ma urge che tali passaggi avvengano sempre in modo Democratico, appunto. Ma poi, perché parlare di questioni politiche? Parliamo di idee, proposte. Sarebbe meglio spendere ogni energia in tale direzione, al di là di cosa avviene all’interno del Partito Democratico.
Colgo l’occasione, inoltre, per sottolineare un aspetto assolutamente fondamentale in questa fase congressuale: Matteo Renzi non è vincitore, o per lo meno, non lo è ancora. Ricordo a tutti che in campo, assieme ad altri, c’è anche l’On. Giuseppe Civati. Un uomo che si è messo in gioco, che parla di idee, di cose concrete. Un politico che da sempre si confronta con il proprio elettorato. Ed è proprio al suo elettorato che ha chiesto di collaborare per proporre la mozione in seno al Congresso che si terrà, perché si terrà. Una mozione che non è stata calata dall’alto, ma da chiunque abbia deciso di collaborare. Non una corrente alternativa, ma una progettualità. Che si chiami Civati o Gargamella poco importa, l’importante è parlare di cose concrete, tornare a fare politica. Avere degli obiettivi e chiedersi come raggiungerli. Non, quindi, meri slogan propagandistici privi di concretezza. Occorre realmente cambiare le cose, ma facciamolo in modo che l’indignazione si trasformi in energia, in modo da creare un’ alternativa politica seria e credibile, soprattutto in Calabria, soprattutto a Corigliano. Facciamolo senza adeguarci a logiche gattopardesche.
E per dirla con parole sue…le cose cambiano cambiandole.
Salvatore Pagnotta