Si resta interdetti quando ancor oggi si leggono frasi come “… soppressione del Ministero dell’integrazione sociale in quanto inutile…”. L’integrazione sociale non è altro che l’insieme di quei processi sociali e culturali che rendono l’individuo membro della società e quindi tutto il nostro vivere quotidiano come scuola, lavoro, salute, uguaglianza… e ci accompagna fin dalla nascita.
Essa è basata, in ambito individuale, sulla volontà di avere un’anima collettiva, sulla consapevolezza della necessità di connessione fra i vari organi del corpo sociale che rappresentano la società stessa, sull’adesione anche formale a principi sanciti da ambiti culturali quali la morale e l’etica.
In questo contesto l’immigrazione è senz’altro uno degli argomenti più spinosi e controversi per cause e conseguenze ma, non possiamo dimenticare di essere stati fra i primi, soprattutto al sud, ad emigrare verso terre straniere in cerca di un lavoro, di una stabilità economica e tanto si è lottato per avere gli stessi diritti e la stessa dignità della gente del luogo.
Ma quando si parla di integrazione o di Ministro dell’Integrazione l’attenzione non deve concentrarsi solo sull’immigrazione o forse è il colore della pelle che induce a pensare solo a quello?
Il programma del Ministro Kyenge, non si occupa solo ed esclusivamente di immigrazione ma il suo impegno è rivolto ai valori base di ogni singolo individuo.
Il suo è un programma ampio. Racchiude problemi come l’equità per una crescita sociale ed economica; la lotta per la disuguaglianza tra donne e uomini, tra nord e sud, tra classe dirigente e comuni cittadini; i diritti sociali delle classi più deboli; il lavoro vero senza precarietà, nepotismo e clientelismo; l’educazione alla salute come modo virtuoso per ridurre la spesa sanitaria; la scuola come luogo di inclusione e pluralismo, dove imparare a diventare cittadini consapevoli dei propri diritti e autori delle proprie vite; il diritto di poter dare un maggior riconoscimento al lavoro delle donne; l’approccio ambientalista non fermandosi alla tutela del territorio e alla bellezza paesaggistica ma dando anche un significato di scelta antimafia, visti gli introiti della criminalità organizzata nel trattamento illegale dei rifiuti, nella produzione agricola, nella distribuzione alimentare.
La visita del Ministro Kyenge nella nostra città ha rappresentato un momento significativo per la comunità e di raccordo ai massimi livelli con le Istituzioni.
Pertanto, restiamo veramente sdegnati per la presa di posizione di elementi xenofobi contro il Ministro prendendo, come PD, le dovute distanze e manifestando grande preoccupazione per quanto avvenuto.
Inoltre, riteniamo di grande importanza chiedere al Sindaco come mai la venuta del Ministro della Repubblica nella città non sia stata resa nota quanto meno ai consiglieri o ai capigruppo consiliari dato che, invece, si è avuto tutto il tempo di far intervenire il Sottosegretario alla presidenza della Regione.
Non solo, non è stata data nemmeno comunicazione ad incontro avvenuto, come se si fosse trattato di un incontro fra privati cittadini e non fra Istituzioni, quando, invece, il Sindaco ha il dovere di portare a conoscenza della cittadinanza qualunque cosa avvenga nella città.
Così come avrebbe avuto il dovere di tutelare e gestire le manifestazioni di intolleranza da parte di quegli elementi presenti all’arrivo del Ministro e, ancor di più, ci riteniamo risentiti perché non una sola parola è stata spesa da parte dell’Amministrazione sull’accaduto.
Come forza politica attendiamo delle risposte per tutto quanto successo in merito alla vicenda.
PD Corigliano Calabro