Muor giovane colui ch’al cielo è caro… Il frammento di Menandro citato dal Leopardi, ben si addice all’immane sciagura che ha visto tristemente protagonista il giovane coriglianese Vincenzo Campana da tutti e dagli amici conosciuto come Qua Qua.
Un’altra triste storia ha avuto come epilogo una giovane vita falcidiata dalla morte, tragica, improvvisa, sotto alcuni aspetti inspiegabile.
Vincenzo non è morto al rientro da una “serata” goliardica, ove l’alcool e le droghe fanno da padrone; non è morto in un incidente stradale alla guida impazzata di un’auto o di una moto!
Vincenzo, a 21 anni, è morto sul lavoro. Un lavoro trovato tra mille difficoltà, tra mille e mille problemi, che aveva, però, accettato di buon grado per “sbarcare il lunario”, per provvedere al sostentamento della sua giovane moglie e dei suoi pargoletti, per non stare, come tanti altri, a chiedere e a bussare alla porta di turno… Era un giovane responsabile.
Amava la vita, Vincenzo, amava lo sport. Lo hanno dimostrato le centinaia di giovani tifosi, i tanti amici, accorsi al suo feretro per “urlare” l’inno alla vita, per gridare all’inaccettabile, per testimoniare l’affetto e il bene, la solidarietà di una comunità come Corigliano che, specialmente nel dolore, trova la forza di dare conforto e vicinanza.
E’ morto da lavoratore, Vincenzo, lui che amava partecipare al Concerto del 1° maggio a Roma e… ha perso la vita proprio lavorando, annoverandosi tra i tanti e tanti caduti nell’adempimento del proprio dovere.
Le pietre di tutta la città trasudano di lacrime. Perché è stata spezzata una giovane vita; perché è scomparsa una fulgida speranza. Perché una famiglia, ancora una volta, è stata colpita da un lutto così atroce.
E’ morto da eroe, Vincenzo! E Corigliano non può e non deve dimenticarlo ma additarlo come esempio per quelli che restano.
Franco Oranges