E’ ormai un attacco quotidiano e deciso quella che la Cgil sta lanciando nei confronti del direttore generale dell’Asp di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, reo di portare verso la chiusura l’ospedale di Corigliano, attraverso tutta una serie di colpevoli omissioni che di fatto stanno depotenziando la struttura.
Ad intervenire oggi sulle criticità del Compagna è il segretario organizzativo della Funzione pubblica-Cgil Calabria , Mimmo Regina, che prende in esame la situazione di estremo disagio in cui versa il reparto di neurologia. “Questo reparto – scrive Regina – è diventato come un fiume carsico nel quale l’acqua appare e scompare, nel caso in specie il reparto apre e chiude, per responsabilità e comportamenti non certo ascrivibili ai lavoratori dell’unità operativa, i quali con sacrifici essendo in numero ridotto continuano a garantire il servizio. All’interno del reparto – ed è qui la forte denuncia della Cgil – vi sono stati comportamenti illegittimi e a nostro avviso penalmente rilevanti da parte di un dirigente sanitario, il quale nel corso degli anni è uso alla transumanza politica, a fare incetta di incarichi tra loro incompatibili e di prebende in modo disturbato, fino a un certo punto con il tacito avallo dei responsabili aziendali, probabilmente pressati dai referenti politici. Successivamente a multiple e circostanziate denunce – segnalazioni tendenti a dimostrare come interessi economici personali mettessero in secondo piano gli interessi del servizio e dell’azienda a scapito degli utenti. Tutto ciò per altro a portato la direzione generale ad assumere un atteggiamento pilatesco demandando la questione ad un esposto burocratico senza adottare provvedimenti cautelativi. Al contrario l’azienda provvedeva a creare un ambulatorio da noi ritenuto inutile per l’utenza ma utile a garantire gli interessi economici e gli affari del dirigente medico il quale si vedeva anche esonerato da rischi di frequenti e mai chiarite cadute dalle scale, ricorrendo a pratiche di infortunio, salvo poi a lavorare in strutture diverse dall’azienda così come accertato dagli organi inquirenti. Oggi alla luce di una richiesta di rinvio a giudizio (sulla quale nei prossimi giorni deciderà il giudice) per reati gravissimi quali truffa aggravata e continuata nei confronti dell’Asp, riteniamo non sia più il tempo di continuare a reiterare comportamenti omissivi e non cautelativi dell’utenza e degli interessi economici e dell’immagine aziendale. Ci permettiamo di suggerire che l’azienda si costituisca parte civile e sospenda in modo cautelativo il responsabile di tali atteggiamenti e comportamenti non collaborativi e dannosi per l’azienda, per gli utenti e per l’immagine della sanità nel territorio della sibaritide oltre a un specifico interesse che la corte dei conti dovrebbe attenzionare. E’ ora di dire basta e l’azienda si comporti in modo trasparente e adeguato al caso, se ciò non avviene sarebbe una prova di complicità in spregio al principio di legalità e al pari trattamento rispetto alla totalità dei dipendenti”.
Giacinto De Pasquale