Nei giorni scorsi ci siamo rioccupati come CGIL del reparto di Neurologia dell’Ospedale di Corigliano, riscontrando un assordante ed arrogante silenzio da parte della Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria, la quale più che preoccuparsi della salute e delle cure agli ammalati, si preoccupa di curare benissimo il clientelismo politico imperante oramai in tutti gli atti riguardanti la gestione delle risorse umane e del personale.
A comprova che non ci troviamo più al cospetto di un’azienda gerarchicamente organizzata con le autonomie necessarie e le responsabilità graduate a seconda dei livelli decisionali e delle strutture organizzative, assistiamo ad ordini di servizio firmati direttamente dal Direttore Generale, dietro i quali ci si può nascondere agevolmente.
Oramai il disegno è chiaro:svuotare l’Ospedale di Corigliano come si usa per le macchine rottamate custodite negli “scasci” e dalle quali abusivamente si prendono i pezzi di ricambio che servono volta per volta.
Altro caso emblematico che balza alla luce in questi giorni è quello riguardante il reparto di Chirurgia,che a merito ed onore del Primario, dei collaboratori medici, del Capo sala, del personale infermieristico ed ausiliario, costituisce il cosiddetto “fiore all’occhiello” dell’Ospedale di Corigliano e certamente di tutta l’azienda.
Per qualità e quantità delle prestazioni costituisce il “core business” dell’Ospedale di Corigliano ed un polo di eccellenza nell’ambito aziendale.
Anche in questo caso il destino del reparto e per esso dello stesso Ospedale è affidato alla buona volontà del personale ed in particolare delle scelte che farà il Primario.
Il disegno è chiaro:il giorno in cui il Primario del reparto, Professionista di altà qualità, oramai entrato nel cuore dei cittadini, dovesse assumere decisioni diverse rispetto al suo futuro professionale, la soluzione è pronta ed è quella della chiusura del reparto e con esso dell’Ospedale.
Tanto i “pazzi” non li vuole nessuno ed il reparto di Corigliano non corre rischi di appropriazione indebite.
Ma prima delle decisioni del Primario si opera con la mancanza di personale infermieristico, con la carenza di ausili, con le mille difficoltà legate alla effettuazione di esami esterni per la carenza voluta degli strumenti nel reparto.
Insomma ci troviamo di fronte ad un reparto sottoposto a stress che si sa è un killer silenzioso.
L’utenza c’è, le liste di attesa di circa otto mesi pure, il bisogno anche, ma non si trova di meglio che creare problemi al reparto.
Un diritto denegato quello alla salute, un calvario la cura e la prestazione, un sacrificio immane per il personale, perché l’azienda applica la logica negativa del razionamento occulto delle prestazioni.
Tutti i giorni si verifica che vi sono pazienti che devono essere trasferiti con ambulanza ed un addetto reperibili a Trebisacce, Rossano e Cariati per essere sottoposti ad esami che inspegabilemnte non vengono fatti in reparto in regime di sicurezza.
Il reparto è privo da tre anni di gastroscopio,colonscopio, defibrillatore.
In generale nell’Ospedale di Corigliano per la carenza di materiali ed ausili si è costretti a ricorrere alla prescrizione individuale dei farmaci che vengono ritirati dai cittadini presso le farmacie ma che in realtà servono per i pazienti ricoverati.
E’ necessario che l’Azienda adotti nel più breve tempo possibile le decisioni necessarie sulla base delle richieste e delle proposte avanzate dal Primario e dal personale.
La morte dolce per la sanità non può esistere, serve un immediato e coraggioso intervento chirurgico per invertire ed impedire una sorte già segnata e decisa.
Non dare risposta alle richieste del reparto significa non dare assistenza ai cittadini.
Corigliano, lì 26.06.2013 ANTONIO SCHIAVELLI
DIRIGENTE SINDACALE