Nell’incontro con Papa Francesco avvenuto sabato 8 giugno 2013, ciò che mi ha impressionato maggiormente è stata la sua semplicità. Michelangelo diceva che è facile fare una statua, basta vederla dentro un blocco di marmo e togliere quello che avanza. Papa Francesco ci sta insegnando che ognuno di noi può fare lo stesso miracolo perché la semplicità è armonia e ciò lo sanno i più grandi artisti, i più bravi scrittori, i migliori filosofi ed anche nella scienza i più grandi progressi sono spesso soluzioni semplici di problemi che sembravano inestricabilmente complicati.
La semplicità è eleganza, non solo nell’abbigliamento, nell’arredamento, ma anche nel pensiero e in ogni genere di attività; è verità ed è la forma della vera grandezza: non c’è grandezza dove non c’è semplicità, per cui nel carattere, nelle maniere, nello stile, in tutte le cose, la suprema eccellenza è la semplicità.
È affascinante, illuminante, disarmante, la semplicità con cui si sa esprimere. Per Papa Francesco Dio è semplice e non complicato né tantomeno confuso. Ed oggi ciò è attualissimo, perché siamo in una fase in cui si moltiplica la complicazione e ogni sostanziale passo avanti deve andare, presto o tardi, nella direzione della semplicità. Papa Francesco ci fa comprendere che se non sappiamo spiegare semplicemente una realtà, vuol dire che non l’abbiamo capito abbastanza bene e che quando l’intelligenza si propone in modo intricato, o difficilmente comprensibile, vuol dire che è immatura. Complicare è facile, semplificare è difficile. Con il suo modo di parlare e di rispondere a chiunque gli pone una domanda, Papa Francesco risponde in un modo affascinante, accattivante, per ricordare a tutti che le soluzioni semplici ci sono quasi sempre e che il problema è che non riusciamo a vederle.
In un periodo di transizione complessa, come quello in cui stiamo vivendo, questo fenomeno assume una particolare intensità. Papa Francesco ha il coraggio di essere semplice e sta portando tutti ad innamorarsi della semplicità, perché la semplicità è uno dei criteri fondamentali dell’autenticità della vita cristiana, che sconvolge la falsa quiete, l’indifferenza e la sufficienza della mentalità corrente. Papa Francesco ci sta insegnando, così, che ciò di cui bisogna avere paura è una vita cristiana insignificante, che non ha nulla da dire, che non dà fastidio a nessuno, che è timida, irrilevante, rassicurante invece che inquietante. Come il Cristo, come gli Apostoli, come Francesco di Assisi e come il nostro San Francesco di Paola, il nostro Papa non solo sta portando “scompiglio nelle nostre città” (At 16,20), ma sta diventando punto di riferimento stabile per tutti nell’ insegnarci che la nostra vita deve diventare contagio per chi ci avvicina e che dobbiamo essere in grado di smuovere, con la nostra forza d’urto, i macigni più solidamente sistemati sia nella Chiesa che nella società. Specialmente nella situazione attuale, sta facendo comprendere che sia la Chiesa che la società possono uscire dalla crisi globale solo se si saprà compiere la scelta dell’essenziale e dell’amore al bene comune. Papa Francesco è chiaro e semplice nel far comprendere che non bisogna cedere sia nella Chiesa che nella società alla soluzioni di facilità, ai compromessi, alle benevoli concessioni, agli ammiccamenti equivoci, ai giochi di equilibrismi: d’altronde ha avuto il coraggio di chiamarsi Francesco affinché sia la Chiesa che la società possano uscire da questa crisi globale veramente trasformati e in grado di trasformare il mondo. Ecco, perché il nostro Papa non riduce, non ammorbidisce le vere esigenze, non consiglia amichevoli compromessi, non concede agevolazioni, non scende a patti per incrementare la quantità di successi in una Chiesa e in una società in crisi globale, ma propone sempre impegni più alti, più ardui come la bontà, la misericordia, la solidarietà, l’essenzialità. Papa Francesco ha compreso bene che per uscire da questa situazione davvero difficile bisogna giocare al rialzo e che occorre chiarezza nell’amare le periferie dell’umanità, dove è in gioco la dignità non solo dei poveri ma di ogni uomo. L’uomo di oggi è un uomo distratto, disincantato, straccetto colorato che può servire, al massimo, come elemento di folklore: e proprio per queste sue caratteristiche Papa Francesco lo sta scuotendo vigorosamente con una testimonianza, che è diventata scandalosa, perché densa di semplicità: il biglietto di ingresso nel mondo di oggi e di domani non lo compriamo con i giochi di equilibrio e con manovre di corridoio, ma pagando regolarmente il biglietto nell’essere uomini e cristiani pieni di valori che non venderemo a nessuno!