Il Consiglio Comunale è un organo collegiale formato da un numero di membri, stabilito dalla legge in base al numero della popolazione residente nel Comune, eletti dai cittadini per una durata di cinque anni. Il Consiglio Comunale è l’organo di indirizzo e controllo politico-amministrativo del Comune. Noi riteniamo che questo numero vada ritenuto comprensivo anche della figura del Sindaco e che quindi, nel caso di Corigliano, vada considerato di 25 membri.
Essendo il 60% di 25 pari a 15, ivi compreso il sindaco, riteniamo che a tale numero si ci debba riferire e non, come ha decretato il tribunale, a 16. Tralasciando i diritti dell’opposizione che, troppo spesso, nell’ordinamento limitano la capacità di controllo delle minoranze consiliari e che esasperano i poteri del primo cittadino portandolo di fatto ad essere una sorta di moderno monarca, ci sembra opportuno intraprendere la strada del TAR per far valere quelli che riteniamo dei nostri diritti violati. Il sindaco vota all’interno del consiglio comunale, ed il suo voto determina anche le decisioni spettanti al consiglio comunale, quindi ci sembra opportuno considerarlo anche parte attiva del suddetto consiglio comunale. Qualora ci fosse dato torto, in virtù della convinzione che vada tutelata la “governabilità” ci auguriamo, ma riteniamo d’esser presto delusi, che l’attuale maggioranza, di questa “governabilità” sappia farne buon uso. I precedenti che il centrodestra ha messo in mostra negli ultimi dieci anni nella nostra città ed in Calabria parlano da soli.
SEL, come più volte affermato, anche quando credevamo di vederci assegnato il seggio consiliare, crede che vi sia la necessità di proseguire con il progetto “Corigliano Bene Comune”, coinvolgendo, nei modi e nei termini più ampi possibili, cittadini, movimenti ed associazioni che, in questo modello, vedono un diverso modo d’intendere il centrosinistra coriglianese. Il modello che abbiamo proposto, che risulta vincente in tutto il Paese, ma, inutile nasconderlo, ha subito una dura sconfitta nella nostra regione, si propone come una risposta efficace laddove si mostra coeso. Le ragioni della nostra sconfitta andrebbero ricercate proprio nella coesione e nella partecipazione venuta meno, nel non essere riusciti a costruire qualcosa di più ampio rispetto alle sole due liste messe in campo. Questo avviene senz’altro per colpe di tutti noi dirigenti che non siamo stati in grado di cogliere l’opportunità che avevamo a disposizioni, ma avviene anche per la mancanza di prospettiva e di senso d’appartenenza di troppi altri dirigenti del centrosinistra coriglianese.
L’errore principale, l’unico che mi sento di “rinfacciare” al PD è il non aver percorso sin dall’insediamento del segretario Gioiello, la strada del progetto bersaniano, cioè un confronto con SEL e con il PSI, che poteva portarci, unitariamente, ad incontrare i vari movimenti che, incontrati esclusivamente dal PD, hanno poi intrapreso altre strade. Dovevamo partire da noi e successivamente trovare compagni di viaggio che avrebbero potuto riconoscersi in un progetto che non poteva essere, almeno in partenza, semplice testimonianza. Per il resto, tutti gli errori di valutazione, di linea ecc, eventualmente commessi, sono collettivamente propri di tutti noi.
Dalle amministrative rimane, sia a SEL sia al PD, una possibilità di rinnovamento, anagrafico e non solo, che non va disperso. Rimane la possibilità di ripartire in un progetto che non può non essere quello di un opposizione forte e senza sconti al centrodestra di Scopelliti, Dima e Geraci. Un opposizione che dica la sua sul mercato ittico, sulla raccolta differenziata, sui debiti fuori bilancio e sulla gestione dei tributi, oggetti misteriosi nei programmi del centrodestra coriglianese.
Un doveroso ringraziamento va fatto a Giovanni Torchiaro che, pur non ritrovando le condizioni che gli erano state prospettate, condizioni d’unità in primis, si è messo a disposizione ed ha fatto si che comunque si ottenesse un risultato onorevole.
Corigliano ha scelto, da una parte, di non scegliere, forse conscia da un lato di quali forze si ponevano dietro Geraci, dall’altro sfiduciata della mancanza d’unità del centrosinistra, dall’altra parte ha scelto di affidarsi al centrodestra camuffato da liste civiche. Ora si diano le risposte che la città attende, si affrontino i problemi attuali e non i ricordi sbiaditi del 1993, si dica una parola che sia una sull’azione, sulla mancanza d’azione, del governo regionale nella sibaritide. Santa Tecla, questo lo abbiamo capito da tempo, è un capitolo che l’attuale amministrazione, vuole ignorare, vuole far finta che non sia mai accaduto…ne prendiamo atto, così come abbiamo, da tempo, preso atto che l’unico responsabile politico per il centrodestra locale è stato l’ex sindaco. Il silenzio, molte volte, è più significativo di tante parole.