Le elezioni amministrative non hanno prodotto, a Corigliano, un vero rilancio della politica e della democrazia. Se si considera, infatti, che i cittadini si recavano a votare dopo due anni di Commissariamento per lo Scioglimento del Consiglio Comunale per ingerenza da parte della criminalità organizzata, ci saremmo aspettati una forte partecipazione alle urne e, invece,
al turno di ballottaggio, ha partecipato poco più del 40% del corpo elettorale, il minimo storico degli ultimi venti anni, da quando, cioè, è entrata in vigore la Legge 81/1993, relativa all’Elezione diretta del Sindaco. Il risultato, quindi, è un Sindaco votato dalla minoranza dei cittadini di Corigliano, considerato che, a conti fatti, il nuovo Primo Cittadino è espressione di appena ¼ del totale degli aventi diritto al voto.
Un quasi fallimento, quindi, che, a mio parere, è da attribuirsi ad una fragile offerta politico – amministrativa che non ha corrisposto alla forte domanda di buona politica da parte dei cittadini di Corigliano, stanchi di comportamenti ambigui e privi della necessaria chiarezza, dopo le vicende legate allo Scioglimento del Consiglio. Le liste civiche (vere e non vere) non hanno prodotto il riavvicinamento dei cittadini alla politica: anche i voti riportati dai singoli consiglieri, apparentemente numerosi, risultano gonfiati rispetto alla reale forza elettorale di ogni candidato, considerato che, mentre in precedenza la preferenza da dare era unica, in questa tornata elettorale il cittadino poteva esprimere due voti.
Una campagna elettorale che non ha detto nulla sia rispetto al passato, che rispetto al futuro della Città; una campagna elettorale scialba, noiosa, artefatta, con un risultato quasi scontato viste le forze in campo: nessun dibattito vero, solo qualche scaramuccia tra candidati, nessuna idea brillante, in un panorama desolante di assenza completa di programmi. Si può di certo parlare, pertanto, di occasione mancata: erano molti i problemi degni di approfondimento, se solo vi fosse stata la volontà di farlo. Si sarebbe stimolata l’attenzione dei cittadini, i quali, probabilmente, avrebbero apprezzato la sincerità dei candidati e li avrebbero premiati con una maggiore partecipazione al voto.
Il segnale più importante di queste elezioni resta, quindi, proprio la bocciatura, da parte del corpo elettorale, delle Candidature in gioco, non ritenute espressione di una proposta politico – amministrativa credibile, ma solo un artificio elettorale. Ecco perché il futuro di questa Città, a mio parere, resta legato al recupero della nostra capacità di fare vera politica: ritengo completamente chiuso il capitolo dei movimenti civici, che, penso l’abbiano capito tutti, nascono in prossimità delle elezioni (e spesso muoiono subito dopo), per tentare di eleggere un proprio candidato, che, però, una volta eletto, non ha la forza (o la capacità) di incidere in modo autonomo sulla linea politica del Consiglio Comunale. I partiti, dal canto loro, in questa tornata elettorale, sono stati indeboliti da una mancanza di trasparenza e di regole nella gestione e nelle decisioni, che ne ha condizionato unità e credibilità. Tutto ciò è grave, perché è proprio tramite i partiti che bisognerebbe rilanciare la democrazia nella nostra Città, ritornando a fare vera politica nelle sezioni, rinnovandone regole e modalità di funzionamento. Solo così i partiti potranno riacquistare il proprio ruolo di luogo di aggregazione delle migliori energie politiche, che avranno l’opportunità di trovarvi lo spazio ideale per scambiarsi e condividere idee e progetti per la Città, mettendo da parte personalismi contrapposti e particolarismi territoriali, nella convinzione che Corigliano è un territorio unico e che i problemi delle diverse frazioni appartengono a tutti e si risolvono con il contributo di tutti. Il mio è un augurio e un appello ai coriglianesi di buona volontà.
Corigliano Calabro, 12 giugno 2013
Carlo DI NOIA, già Consigliere Comunale della Città di Corigliano Calabro