Prima fase delle elezioni terminata. Gli elettori hanno scelto i propri rappresentanti. E in attesa dell’esito del ballottaggio mi sono posto un interrogativo sulla prima tappa ormai giunta a conclusione. Quanti modi esistono per chiedere un voto? Immagino tanti. Il più classico è certamente quello di candidarsi e proporre il proprio programma elettorale. Ma ovviamente a questo se ne aggiungono diversi.
Si può semplicemente chiedere alla propria famiglia di esser sostenuto. O anche ai propri amici, motivando le proprie ragioni e il proprio punto di vista.
Esiste poi il “voto di scambio”. Ossia, il voto dato regolarmente da un elettore, ma non motivato da scelte politiche, bensì corrotto da promesse o ricatti. Tuttavia, se ci poniamo come fine il bene comune, ma arriviamo ad una competizione elettorale sfruttando metodi poco ortodossi credo sia opportuno, doveroso e necessario porsi delle domande. Non mi intimidisce certo parlare di voto di scambio, ma non è assolutamente mia intenzione fare inutili moralismi. Non mi sorprende, infatti, che tale pratica possa esser utilizzata nelle sue miriadi forme per ogni corsa elettorale. Una cosa però mi fa rabbrividire: il fatto che sia un professore a rendere il voto un ricatto. Un professore che dovrebbe insegnare la buona politica, e non solo quella, ai propri ragazzi. E allora concedetemi una riflessione. Come si fa a ricattare dei ragazzi?
Non si può certo sorvolare sul pessimo atteggiamento assunto da chi abusa del proprio posto per ricattare ragazzi neo 18enni. Pare, infatti, che un professore della NOSTRA Corigliano abbia “chiesto” ai propri ragazzi, molti dei quali si avvicinavano al voto per la prima volta, non solo la preferenza per la propria candidatura a consigliere, ma addirittura il numero di sezione di ogni singolo votante. Questi ragazzi, che certo per timore non usciranno mai allo scoperto, sono stati vittime dello stupro di chi li ha iniziati in questo modo barbaro all’arte del voto. Un’arte nobile infangata da vili interessi personali.
Mi chiedo, e VI chiedo, come possiamo insegnare loro il senso di responsabilità se noi per primi non siamo in grado di insegnargli cosa è giusto e cosa non lo è?
Come possiamo, in tutti gli ambiti, e non solo in quello politico, appellarci al senso di responsabilità se ci rendiamo carnefici distruggendo ogni filo d’erba sul quale lasciamo le nostre orme?
Anche alla luce anche degli ultimi accadimenti come non si può rivendicare il forte senso di responsabilità proprio di ognuno di noi?
E perché ci dobbiamo immolare in questa continua caccia alle streghe inseguendo ed individuando le responsabilità di ciascuno solo dopo che i singoli episodi si sono consumati?
Non sembra averci insegnato nulla il fatto che Corigliano sia stata vittima di abusi e violenze. Diciamolo con estrema schiettezza, NOI, tutti, non abbiamo appreso nulla da tutto ciò.
Non dobbiamo coprire solo delle poltrone rimaste scoperte ormai da anni, ma inserire al posto giusto le persone giuste. Anche nella scuola evidentemente, luogo in cui si formano TUTTI i nostri ragazzi, il futuro di domani.
Salvatore Pagnotta