Sconvolti dalla tragedia che ha colpito Fabiana Luzzi e la sua famiglia, nonché quella della famiglia del suo amore-assassino, la comunità di Corigliano Calabro viene descritta da alcuni come una società patriarcale, vedi, o addirittura, non si capisce bene perché e come, di attribuire il dramma in un contesto sociale “modello criminale di stampo balcanico”, vedi , bene, anzi male, malissimo!!! La comunità della Città di Corigliano Calabro non ne può più.
Città e non Paese, abbiamo ricevuto la nomina a Città ed ora veniamo considerati Paese; si vuole far credere che trattiamo le donne alla pari dei Talebani; si vuole far credere che ci affliggiamo per avere avuto una figlia donna; si vuole far credere di essere stati colpiti, perché accogliamo nella nostra comunità e territorio gente provenienti da altri Paesi, da uno strano Virus Omicida Balcanico, qualora ne esistesse uno!
La tragica fine di Fabiana, la tragedia che è accaduta a Fabiana ha sconvolto l’intera comunità coriglianese. Un assassinio come da un po’ di tempo accadono in altri parti d’Italia, sia Nord, sia Centro che Sud. La drammaticità della sua morte, avvenuta per mano del suo fidanzato o ex, non era prevedibile, immaginabile. Si cavalca il dramma Fabiana per avere un articolo con firma su un quotidiano; lo stesso pubblica il pezzo senza conoscere la realtà coriglianese, ma sicuro che farà scalpore perché trovasi in una location particolare: il Sud. Si cavalca il dramma Fabiana per cercare di descrivere della gente che lavora e vive in Corigliano Calabro e proveniente da altri nazioni, come gente afflitta, pare geneticamente, da sindrome omicida e contagiosa.
La verità è che Fabiana Luzzi non c’è più. La verità è che siamo tutti sconvolti ed addolorati per la sua morte, sia chi la conosceva personalmente sia chi no. La verità è che il dramma e la tragedia fa, purtroppo, notizia più del dolore della scomparsa di una ragazzina, di una adolescente.
Auguro a Francesca Chaouqui, ideatrice del primo articolo, di trovare finalmente quella serenità familiare-socio-culturale che a quanto pare non aveva nella sua famiglia e comunità. Comunità che non è stata certamente quella di Corigliano Calabro. Auguro a Vito Barresi, autore del secondo articolo, di trovare, professionalmente parlando, fama senza immaginare scenari contagiosi di malavita balcanica nella ospitale terra di Calabria ed in particolare nella Città di Corigliano Calabro.
Esiodo